Troppe parole inglesi? Dipende…

Il cosiddetto ‘Sillabo programmatico’, un documento fitto di anglicismi pubblicato a marzo dal Miur e dedicato alla promozione dell’imprenditorialità nelle scuole secondarie di secondo grado, sembrava fatto apposta per suscitare le ire del gruppo di lavoro ‘Incipit’, costituito all’interno della Accademia della Crusca di Firenze proprio con lo scopo di monitorare i neologismi e forestierismi nella fase in cui compaiono nella lingua italiana, cioè quando il fenomeno inizia (‘incipit’ in latino).

Per il gruppo di lavoro il documento dimostra “l’abbandono dell’italiano”, da parte del Miur, in favore di un “sovrabbondante e non di rado inutile” ricorso all’inglese. Un giudizio drastico, che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli ha contestato: “Non capisco, sinceramente, da quali documenti o atti del Miur ricaviate la presunta volontà ministeriale di ‘promuovere un abbandono sistematico della lingua italiana’”, ha replicato in un puntiglioso comunicato stampa.

Chi ha ragione? Abbiamo esaminato il documento.

Il ‘Sillabo” (11 pagine) è diviso in 5 “temi propedeutici all’introduzione strutturale all’imprenditorialità”, divisi in vari sotto-temi, per i quali vengono dati esempi di attività didattiche. I 5 temi tracciano il percorso di un’idea imprenditoriale fino alla sua realizzazione di mercato.

Nel primo tema si introducono i concetti base di impresa (vision, mission, ruolo sociale, diverse forme del lavoro e di impresa). Attività didattiche suggerite sonoil “Personal model canvas, giochi di ruolo, quiz individuali” e il “Silent coaching per stimolare l’autoconsapevolezza”.

Nel secondo l’allievo deve “comprendere i principalitrend tecnologici”, “analizzare il contesto e coinvolgere gli stakeholder di riferimento” per la sua idea. Attività didattiche: “Case histories”, “schedeSWOT di valutazione di idee imprenditoriali”, “Innovation e Creativity Camp o Startup bootcamps”, “Hackaton” “incontri di co-creazione anche su formatdi matchmaking”; “Personas

Nel terzo tema si parla di “team building”, “leadership”, “design thinking”, “Business model plan e canvas”, “lean startup”, con le relative attività didattiche:“Brainstorming”e compilazione di “Business plan” tramite il “cooperative working”.

Il quarto e il quinto tema riguardano la realizzazione dell’idea: argomenti sono “fundraising”, “budget”, “marketing e growth hacking”, “strumenti di comunicazione”, “internazionalizzazione”. Poi finanza e fintech, gestione del budget. Le attività didattiche indicate sono “simulazioni dicrowfunding”, “esercizi didigital marketing”, di “promozione delMade in Italy”, “Theory of change”, “edugames, interviste”.

Molti dei termini inglesi impiegati (qui in corsivo) hanno certamente un equivalente italiano. Altri invece appartengono al gergo tecnico e sono intraducibili (come d’altra parte le parole ‘computer’, ‘tennis’, ‘stop’ ecc.) o di complicata traduzione: per esempio “personas”, che sono i profili fittizi creati per rappresentare i bisogni, le aspirazioni e i comportamenti di particolari segmenti di utenti reali. Più facile dirlo in inglese…O no? Lasciamo la valutazione ai lettori.