Troppa burocrazia a scuola: un problema, e non solo per i genitori

Come ogni cosa, a piccole dosi anche lei fa bene: stiamo parlando della burocrazia, croce di molti e delizia di pochissimi appassionati del settore. Il termine nasce dal francese bureaucratie, coniato nel XVIII secolo sul modello di aristocrazia, con l’astratto -cratie (dal gr. krátos ‘forza, potere’) preceduto da bureau “ufficio pubblico”. In effetti la burocrazia è una forza, grazie alla quale, seguendo le giuste procedure, si è sicuri di giungere salvi in porto; il dubbio consiste semmai nel livello ottimale di penetrazione della stessa all’interno delle realtà scolastiche. Ne abbiamo parlato nel numero di aprile di Tuttoscuola in un articolo di Rita Manzani Di Goro, Presidente Associazione Genitori A.Ge. Toscana.

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L’esempio più barocco ci viene dal recente modulo sulle vaccinazioni riservato al personale scolastico: nome, cognome, ruolo ricoperto con tanto di firma di assunzione di responsabilità dai risvolti anche penali, per dichiarare la propria posizione in merito alle dieci vaccinazioni previste dalla legge 119/2017. Opzioni previste: 1) ho effettuato la vaccinazione; 2) non ricordo. Posto che la maggior parte della popolazione adulta ha contratto le malattie esantematiche ben prima che venissero sviluppati e diffusi i relativi vaccini e che sarebbe stata necessaria una terza opzione “ho contratto la malattia”, che valore possono avere risme su risme di fogli di carta sepolti in un armadio, se nessuna disposizione prevede che vengano letti, studiati, analizzati? Perché non collocare un apposito questionario sul sito del Ministero ovvero sul portale NoiPA, sul quale tutti si accreditano per scaricare il cedolino dello stipendio?

Qualcuno, particolarmente avverso alla tematica vaccinazioni, ha pensato bene di diffidare la propria scuola dal trattamento di dati personali così sensibili, ignaro forse del fatto che qualsiasi trattamento di dati da parte di una pubblica amministrazione è lecito e anzi dovuto se previsto da una norma di legge. Di fatto, sarebbe stato sufficiente barrare dieci “non ricordo” per affossare sul nascere qualsiasi intrusione nella propria privacy. Barocca anche la gestione dei dati vaccinali degli alunni: se alcune regioni si sono attrezzate tempestivamente per ridurre al minimo gli adempimenti per i genitori e per le scuole, perché non si è fatto altrettanto ovunque?

In questo momento gli enti pubblici in generale e la scuola in particolare stanno transitando dal vecchio sistema cartaceo a quello digitale, ma molteplici segnali indicano che ciò che prevale sono la cultura dell’adempimento e quella dell’informatizzazione a tutti i costi, spesso a discapito degli scopi istituzionali che si dovrebbero prioritariamente tutelare. Poco tempo fa, una dirigente scolastica che stimo mi ha confidato che in sede di scrutini ha dovuto ricorrere al caro, vecchio cartaceo per salvaguardare la validità della seduta, in quanto il server – probabilmente assediato da migliaia di scuole in contemporanea – non rispondeva.

Quello dell’indisponibilità dei portali non è un caso isolato: capitano giornate in cui lo stesso portale ministeriale SIDI (quello con il quale in buona sostanza si gestisce quasi tutto, dalle nomine dei supplenti alle fatture elettroniche) va nel pallone, e allora al personale non resta che aspettare e sperare di non doversi collegare da casa per completare l’adempimento entro i termini dovuti.

Bella cosa sì, l’informatica, ma solo se la si gestisce con lungimiranza e competenza. Un altro bell’esempio di come le cose non dovrebbero andare è costituito dal protocollo informatico: obbligatorio ormai da anni, sembra che la maggior parte delle scuole l’abbia finalmente adottato, con risultati tuttavia non esaltanti. Pare infatti che, se non si attua un assoluto rigore nella protocollazione, organizzando in modo univoco i vari documenti, poi risulti alquanto difficile recuperare ciò che ci occorre. Una volta, se un documento non si trovava laddove ci si aspettava, bastava armarsi di buona volontà e sfogliare con metodo l’archivio finché non fosse saltato fuori; oggi invece un banale errore di digitazione o un’inefficienza del sistema possono mettere in ginocchio i filtri e allora trovare il documento richiesto diventa davvero difficile, se non addirittura impossibile. Niente da dire finché si tratta di circolari, ma se ci vanno di mezzo i diritti delle persone (docenti, genitori, alunni, personale ATA ecc.) allora sì che il problema si fa serio.

Si sa che le segreterie scolastiche sono esasperate, che lamentano di dover inserire più e più volte gli stessi dati in portali diversi e anche noi genitori percepiamo il loro affanno e la minor disponibilità nei confronti delle esigenze dell’utenza e della didattica. Una situazione di disagio che ha ricevuto un riconoscimento ufficiale nel novembre scorso a Firenze, in occasione del seminario di formazione “Verso il nuovo regolamento di contabilità: semplificazione o…” organizzato da Proteo Fare Sapere e FLC CGIL. Alle documentate lamentele degli intervenuti, il Capo dipartimento Programmazione e gestione risorse umane e finanziarie del MIUR, Carmela Palumbo, ha risposto testualmente che “la legge 107/15 ha guardato ai risultati attesi in termini di competenze degli studenti, ma poco all’apparato che poi deve realizzare tutto questo” e che nel sistema informativo (SIDI) vi è una “ridondanza dei dati richiesti”, concludendo con la speranza che il nuovo contratto di gestione del sistema informativo possa portare a una semplificazione delle procedure.

Quello che fa più pensare, è che a distanza di anni si è scoperto che i compensi pagati dalle scuole ai propri dipendenti, con tanto di contributi regolarmente versati e dichiarati, non sono andati ad alimentare le basi pensionistiche degli interessati e che adesso c’è da fare tutto daccapo. Neanche da ipotizzare che si possano recuperare i dati, pur presenti nei data base ministeriali. Abbiamo approfondito la tematica nel numero di aprile di Tuttoscuola.

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