Trasferimenti: la nuova “ondata” di domande abbia uno sbocco sicuro

Ma in verità un piccolo Vietnam, in realtà, già c’è stato, anche se non è affiorato sulle pagine dei giornali, pur essendo oggetto di gran discussione sui social network. Si tratta della procedura informatizzata per la mobilità del personale scolastico, di cui sabato 23 aprile si è conclusa la prima fase.

Il sistema informatico del MIUR è andato in tilt diverse volte. Inserire una domanda di trasferimento o di mobilità professionale ha richiesto, in alcuni momenti, ore, invece di sveltire e semplificare la procedura come promesso. Del resto, il sistema informatico, che il MIUR ha dichiarato essere capace di reggere fino a 10.000 accessi contemporanei, si è trovato di fronte all’assalto di numeri pari, finora, a cinque o sei volte tanto, a causa delle domande prodotte dai neo immessi in ruolo della fase 0 e A per conseguire la sede definitiva e di quelle del personale di ruolo, spaventato dalla prospettiva di doversi sottoporre, il prossimo anno, al meccanismo degli ambiti territoriali e della chiamata diretta.

Del resto, anche per la partecipazione al concorso di reclutamento di oltre 63mila docenti, in fase di espletamento, si sono verificati problemi analoghi. Si sono registrati casi di aspiranti docenti impossibilitati a produrre la domanda di partecipazione, a causa del blocco del sistema a ridosso della scadenza delle ore 14 del 30 marzo 2016.

Dal 9 al 30 maggio si replica: domande dei docenti assunti in fase B e C, anche questi in numero superiore rispetto alle capacità di assorbimento dei server del MIUR.

Speriamo che la mano ministeriale riesca a superare le difficoltà di gestione delle procedure per garantire a tutti i partecipanti l’uniformità delle condizioni su tutto il territorio. E questo deve avvenire per arginare il progressivo indebolimento della capacità di governo del sistema educativo che ancora oggi è centrale per poter essere riconosciuti in un contesto sociale molto complesso ed in continua trasformazione. Questa è la sfida più ardua: rimanere se stessi, ma con una apertura concreta all’agire degli altri.