Tra quantità e qualità, il vero problema è l’equità

La quantità oraria assicura esiti migliori, e quindi la qualità? Il problema della scuola italiana potrebbe essere un altro, e risiedere in particolare nella sua scarsa equità. Un’interessante chiave interpretativa in tale direzione la fornisce il prof. Benedetto Vertecchi nella sua rubrica sul mensile Tuttoscuola nel numero in edicola.

Nell’articolo, intitolato “La scuola iniqua”, Vertecchi ricorda che le riduzioni di orario introdotte in Italia sono state giustificate con la necessità di allinearsi all’offerta didattica prevalente in Europa e con la considerazione che i nuovi orari sono simili a quelli finlandesi. Tesi che non convincono Vertecchi: “anche prescindendo dalla confusione tra orario delle lezioni (comparabile tra Italia e Finlandia) e orario di funzionamento delle scuole (incomparabile, perché in Finlandia le scuole sono aperte tutto il giorno e spesso anche la sera per consentire agli allievi di utilizzarne le dotazioni), come spiegare l’alta varianza nei punteggi tra le scuole che caratterizza il sistema italiano e la varianza minima del sistema finlandese?”

La risposta di Vertecchi è secca: “il nostro, a differenza di quello finlandese, è un sistema iniquo“. E spiega: “i risultati del nostro sistema scolastico preoccupano non solo per la modestia dei livelli medi, ma soprattutto per la disgregazione fra le diverse sedi“. E allora, “il nostro sistema è iniquo non perché alcuni studenti hanno un risultato migliore di altri, ma perché tale risultato non deriva da interazioni fra le caratteristiche degli allievi e l’offerta educativa, ma tra le prime e un certo numero di fattori non scolastici di contesto“.