Tornare a casa da soli dopo la scuola, sì o no? Il parere dei Dirigenti Scolastici

Sembra non esserci pace per la scuola italiana. Ai già molti problemi a cui siamo abituati, quali l’eccessivo turn over insegnanti (soprattutto di sostegno), scarsità di Dirigenti Scolastici (che hanno tutti almeno due sedi), inizio della stagione delle occupazioni (e potremmo proseguire a lungo, ma smettiamo per evitare di deprimerci ulteriormente), ne sorgono di continui, a volte nuovi, a volte ciclici. Un esempio classico di problema ciclico della scuola italiana è legato alla custodia dei minori di 14 anni.

La sentenza della Corte di cassazione dello scorso maggio, che ha condannato la scuola e il MIUR per la morte di un alunno uscito da solo circa 15 anni fa, pone un problema a famiglie e scuole, che possiamo analizzare sotto diversi punti di vista.

Il primo aspetto ad essere coinvolto è senza dubbio quello legale. Ad oggi c’è un vero e proprio buco nella fitta rete di norme, circolari e disposizioni che regolamentano la vita scolastica (e non solo). La norma a cui ci si riferisce è datata, lontana dai tempi, ma, nonostante tutto, ancora in vigore.

Nelle ultime settimane, da Nord a Sud, le scuole italiane sono state inondate di circolari che, senza mezzi termini, sottolineano che gli alunni dovranno essere affidati a un adulto e non potranno tornare a casa da soli. Apriti cielo. I genitori sono sul piede di guerre. Le scuole, in tutta risposta, si difendono e si chiudono dietro aspetti nebulosi della normativa. Il patto educativo, già in crisi, rischia di rompersi (di nuovo).

Un secondo aspetto che non possiamo trascurare è quello educativo. Che messaggio diamo ai nostri ragazzi se diciamo loro che devono essere autonomi (e lo diciamo dalla scuola dell’infanzia), ma poi impediamo loro di tornare a casa da soli?

Un terzo, ed ultimo aspetto, è relativo alla dimensione organizzativa e familiare. In molti contesti è impensabile che un ragazzo di 12 anni torni a casa da solo, sia per le distanze, sia per i pericoli delle città di oggi. In altri, pensiamo ai piccoli paesi che caratterizzano l’Italia da Trento a Palermo, è inimmaginabile l’opposto. La  routine familiare impone ritmi e tempi per cui, nell’orario di uscita da scuola, non ci sono i genitori, né nonni, né altri.

Come fare?

Tuttoscuola ha incontrato diversi Dirigenti Scolastici e chiesto loro cosa pensano di questa situazione e come stanno rispondendo alle richieste delle famiglie e alle imposizioni della norma.

In alcuni casi prevale la linea di completa aderenza alla norma (è inevitabile in fondo) come nel caso della prof.ssa Arnaboldi, DS dell’IC San Nilo di Grottaferrata e di tutto l’ambito 14: «Come Rete Ambito 14 abbiamo avuto un incontro la scorsa settimana nel corso del quale è emerso il problema. Tra l’altro, alcuni Istituti Comprensivi della rete (due scuole in particolare) non concedono più uscita autonoma agli alunni minori di anni 14. Abbiamo cercato pertanto di darci un indirizzo comune: nel corrente a.s. comunicheremo a Consiglio Istituto, genitori rappresentanti, di classe/sezione, territorio… che dal prossimo a.s. tutti gli Istituti Comprensivi della rete adegueranno la loro modalità di uscita minori anni 14 (praticamente tutti gli alunni che frequentano gli IC) e che non verrà più concessa l’uscita autonoma».

Come reagiranno le famiglie? Le docenti e dirigenti della zona hanno pensato anche a questo: «Poiché siamo consapevoli delle difficoltà che si verranno a creare, io e la collega dell’altro comprensivo di Grottaferrata abbiamo già avuto un incontro con il Sindaco: si sta progettando di ripristinare il ‘pedibus’ – una sorta di scuolabus a piedi – che potrebbe risolvere qualche problema. Ci sarebbero degli accompagnatori che, dietro richiesta delle famiglie, si occuperebbero di prelevare gli alunni all’uscita ed accompagnarli a piedi fino a casa (chiaramente si tratta di un servizio per chi abita nei dintorni, praticamente per quegli alunni che vanno a casa da soli)». Sul piano pedagogico le riflessioni dell’Arnaboldi, sono chiare: «Personalmente sono convinta che si tratti di una grande “battuta d’arresto” nel percorso di conquista dell’autonomia dei bambini, una delle principali Finalità per la Scuola e la Famiglia e su questo la Psicologia dell’Età Evolutiva ci dice molto. Nonostante ciò, sono comunque d’accordo nel revocare la possibilità di uscita autonoma, almeno per portare il problema all’attenzione del legislatore il quale, a questo punto, dovrebbe prendere una decisione per cercare di superare la presunzione di colpa prevista dall’art. 591 del Codice Penale per abbandono di minore e consentire a Docenti e Dirigenti Scolastici di lavorare serenamente».

La Professoressa Maria Salvia, DS dell’Istituto Vespucci di Vibo Marina, sembra essere su posizioni diverse: «Quello della custodia degli alunni minori di 14 anni è un falso allarme, un problema ciclico. Nella scuola primaria il problema non si pone. È una fascia d’età in cui si tutelano i bambini. Cosa diversa è nella scuola media, dove i ragazzi vogliono crescere e non vogliono farsi vedere dai compagni che i genitori (o chi per loro) li vengono a prendere, perché questo è un segno di infantilismo e di debolezza. Fare questa caccia alle streghe per una sentenza di Cassazione significa fare un lavoro inutile».

Propone poi una soluzione, che forse non sarà definitiva, ma sembra essere pratica e “a portata di scuola”: «Basterebbe che nel regolamento d’istituto si sottolineassero gli obblighi e i doveri delle scuole come da CCN. Anni fa successe a Firenze che un bambino, uscendo della scuola media, rimanesse ucciso da un pullman, ed è stato condannato il DS. Ma il regolamento di quella scuola espressamente diceva che la vigilanza finiva nel momento in cui l’alunno veniva consegnato all’adulto di riferimento, per questo è stata condannato la scuola». Basterà questo stratagemma?

Su un punto tutti, dirigenti e famiglie, sembrano essere d’accordo: bisogna rivedere profondamente la norma. Questa è la posizione della professoressa Rosa Maria Lauricella, Ds dell’istituto Valente di Roma, che ha promosso una petizione on line per chiedere di cambiare una norma considerata superata e fuori dal tempo.

Secondo la professoressa Licia Bevilacqua, DS dell’Istituto Omnicomprensivo di Soriano Calabro, i recenti fatti di cronaca destabilizzano e minacciano, ancora una volta, il difficile equilibrio della responsabilità dirigenziale, tra giurisprudenza e uno degli obiettivi fondamentali della scuola che è l’educazione all’autonomia dell’alunno. Il DS e tutta la comunità hanno l’obbligo di vigilanza verso i minori, sia per l’interno che per l’esterno della scuola. In particolare, per quanto riguarda la dimensione extrascolastica, essa è regolamentata da una prassi consolidata che è data da  libertà familiare sul ritiro, o meno degli alunni. Questa norma è ormai datata e non tiene conto del bisogno di autonomia degli alunni.

Nelle molte testimonianze dei Dirigenti che Tuttoscuola ha incontrato possiamo riscontrare una forte attenzione all’ambito normativo, secondo soltanto alle attenzioni pedagogiche verso i loro alunni. Ci si rende conto di dover seguire una norma, che però è comunemente ritenuta superata e, in molti casi dannosa. Per ora si stanno trovando soluzioni pratiche, in grado di tenere in considerazione i bisogni delle famiglie e le richieste della legge, ma l’auspicio è che la sentenza della Corte, diventi un’occasione di crescita, confronto e miglioramento, per l’intera comunità scolastica e sociale.

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