Tfa speciale, lo Snals chiede modifiche e integrazioni

Il sindacato Snals ha diffuso una nota con la quale chiede al Ministero interventi di integrazione e modifica, nella direzione di un ampliamento dell’accesso ai Percorsi Abilitanti Speciali (PAS, o cosiddetti Tfa speciali), della certezza che questi percorsi possano essere conclusi da tutti, della fissazione di un tetto massimo di spesa per l’iscrizione a questi corsi e della possibilità, per i docenti in servizio, di godere di permessi “straordinari in deroga”.

Queste le richieste puntuali da parte dell’associazione guidata da Marco Paolo Nigi:

  1. la valutazione, ai fini dell’accesso, del servizio relativo all’anno in corso;
  2. la cumulabilità dei servizi, all’interno dello stesso anno scolastico, tra quelli prestati nella scuola dell’infanzia e primaria e tra quelli prestati nella scuola secondaria in diverse classi di concorso. Ciò ai fini del riconoscimento dell’anno di servizio, così calcolato, quale requisito per l’accesso;
  3. la possibilità, a scopo cautelativo, di incrementare gli anni di realizzazione dei percorsi PAS, al fine di avere la certezza assoluta che tutti gli aventi diritto possano concludere i percorsi abilitanti;
  4. la determinazione di un tetto massimo di spesa per evitare un eccessivo onere economico a carico degli aspiranti e disparità di costi sul territorio nazionale;
  5. la garanzia della possibilità di frequenza, per tutti gli aspiranti, ovviamente nel caso in cui il docente formuli domanda nella regione di servizio. A questo fine si potrebbe prevedere la possibilità di permessi “straordinari in deroga”.

Ferma restando la piena validità da parte di un’associazione di avanzare le richieste che reputa più giuste (in sé e per gli iscritti), riesce difficile leggerle senza immedesimarsi in determinate categorie di aspiranti docenti attuali e futuri, quali gli idonei (ma non vincitori) al “concorsone” in svolgimento, i neolaureati, i laureati in scienze della formazione primaria, gli idonei al Tfa ordinario non ammessi per mancanza di posti, e – più di tutti – i corsisti del Tfa ordinario.

Molti dei giovani laureati per effetto di questo provvedimento vedranno allontanarsi per sempre la prospettiva di fare, anche se meritevoli e motivati, l’insegnante.

Quanto agli idonei, questi, oltre ad essere disinvoltamente scavalcati per l’insegnamento da decine di migliaia di persone che di selezione non ne avranno mai vinta una (come pure dai molti abilitati tramite percorsi speciali presenti nelle Gae, cui si attinge per il 50% del reclutamento), saranno certamente stupiti (per usare un eufemismo) che le rimostranze di parte sindacale vadano nella direzione di un allargamento della platea di coloro dai quali vengono scavalcati e nella direzione di una minore durezza dei già blandi PAS.

Ma l’oscar dell’amarezza forse spetta ai corsisti del Tfa ordinario: non solo hanno pagato a caro prezzo (di preparazione ed economico) l’accesso a questi corsi e devono assistere all’iperinflazionamento del loro titolo di studio, ma devono leggere anche richieste di calmierare il prezzo per l’accesso privo di selezione a un corso che loro hanno pagato mediamente fra i 2500 e i 3500 euro.