TFA ordinari o speciali?

La prima edizione del TFA ordinario si sta concludendo, a quanto risulta dalle notizie che giungono da varie sedi, in modo regolare e con minori difficoltà e intoppi rispetto a quelli temuti.

Il livello qualitativo dei corsisti è giudicato in genere buono, così come la loro partecipazione alle attività formative, malgrado i tempi serrati e l’organizzazione affrettata. Sulla buona disposizione dei partecipanti può avere influito il fatto che si trattava in molti casi di giovani laureati  da poco tempo e di soggetti che avevano comunque superato prove selettive.

Particolarmente apprezzate sono state le attività formative dell’area pedagogica (pedagogia generale, didattica, pedagogia speciale), anche se i corsisti hanno detto che avrebbero preferito seguirle all’inizio anziché alla fine del percorso formativo, come è stato fatto per esempio all’università di Roma Tor Vergata.

Se ne parlerà nella prossima edizione del TFA ordinario. Se e quando ci sarà, perché le università potrebbero essere impegnate nei prossimi anni nella gestione dei TFA speciali, riservati ai laureati con almeno tre anni di servizio.

800 docenti universitari hanno sottoscritto un appello – primi firmatari Giunio Luzzatto e Andrea Ichino – che invita Parlamento e Governo a non attivare questi TFA speciali senza sottoporre gli aspiranti a una seria verifica delle loro competenze – del tipo di quella che hanno affrontato con successo i loro colleghi ammessi al TFA ordinario – suscitando la rabbiosa protesta degli interessati, sostenuti con diverse sfumature di convinzione anche dai sindacati.  

Molti ritengono in effetti che le università non sarebbero in grado di gestire i TFA speciali in modo efficiente e meritocratico, anche per l’elevato numero degli aspiranti all’abilitazione (almeno 70.000), e soprattutto perché la loro effettuazione rischierebbe di bloccare per anni i TFA ordinari, sbarrando l’accesso alla scuola ai neolaureati.