Test Medicina 2023, via alle nuove prove. Poco convinti gli studenti: il 40% preferiva il vecchio sistema

Test Medicina 2023: da oggi, 13 aprile, gli aspiranti camici bianchi si cimenteranno con le nuove prove di ingresso. La grande novità sta nella tempistica: previste due finestre annuali, tra il 13 e il 22 aprile e tra il 15 e il 25 luglio. Ma nuove sono anche le modalità visto che verranno utilizzati i Tolc del Cisia. In lieve aumento i posti previsti, in via provvisoria, dal ministero dell’Università (Mur), 14.787 contro i 14.740 del 2022/23. Peccato che il nuovo test d’ingresso per i corsi di laurea di Medicina e Odontoiatria non convinca tutti gli aspiranti “camici bianchi”, anche se la maggior parte di loro si porta a casa la possibilità del doppio tentativo. A segnalarlo è un’indagine di Skuola.net effettuata su 650 studenti di quarto e quinto superiore che vorrebbero intraprendere la carriera medica dopo il diploma. Tra i maturandi, ad esempio, ben 2 su 3 – sempre tra coloro interessati a questi corsi di laurea – parteciperanno alle prove di selezione previste dal 13 al 22 aprile. E una quota di adesione simile (67%) si riscontra tra gli studenti del quarto anno, che però si andranno a distribuire tra le due finestre previste quest’anno; ricordiamo, infatti, che in base alla riforma ci sarà un secondo test a fine luglio.

A occuparsi delle prove sarà il Cisia che sfrutterà la sua pluriennale esperienza in materia di test d’ingresso. Per Medicina il test d’ingresso si chiamerà Tolc Med; per Veterinaria il nome scelto è invece Tolc Vet. La prova online verrà sostenuta nelle aule universitarie e garantirà – assicura una nota emanata dal Cisia nelle settimane scorse – “equità, imparzialità e soprattutto ripetibilità”. Come detto, il tentativo potrà essere ripetuto (due volte per ciascun anno solare) e ci si può iscrivere sin dalla quarta superiore, fermo restando che per l’iscrizione vera e propria si dovrà comunque aspettare di conseguire il diploma. Chi parteciperà a entrambe le sessioni raddoppierà quindi le sue chance di entrare nella facoltà dei sogni, dal momento che potrà scegliere la prova che ha ottenuto il punteggio migliore.

“Ci sarà un allargamento del numero programmato a Medicina ma non un superamento del numero chiuso. Già da quest’anno il numero di iscrivibili aumenterà del 20-30%“. Così il ministro della salute Orazio Schillaci a Tg1 Mattina. Tuttavia, ha affermato, “la vera carenza, che non è solo italiana, è sugli infermieri; sui medici abbiamo una gobba pensionistica, ma in realtà non mancano così tanti medici. Verrà aumentato il numero degli iscritti a Medicina ma i risultati si vedranno tra 6-8 anni“. Quindi, “dobbiamo agire per far tornare i medici nel pubblico rendendo più attrattivo il Ssn. Sugli infermieri stiamo cercando soluzioni”. 

Critico il commento del Codacons alle affermazioni del ministro Schillaci sull’aumento del numero programmato a Medicina che non prevede però un superamento del numero chiuso. “Una occasione persa per il Governo e per migliaia di studenti che ogni anno non riescono ad accedere alla facoltà di medicina presso le università italiane” – dichiara l’Associazione. “Aumentare del 20% il numero di posti iscrivibili non può essere la soluzione al problema delle difficoltà di accesso alle facoltà di medicina – afferma il presidente Carlo Rienzi – Basti pensare che lo scorso anno, a fronte dei 14.740 posti messi a disposizione nelle università italiane, gli iscritti ai test di ammissione sono stati ben 65.378. I test di accesso servono oramai solo a riempire le casse degli atenei, e sono dannosi per il paese e per il sistema sanitario dal momento che in Italia si assiste da tempo ad una grave carenza di medici, come dimostrato di recente dall’emergenza Covid. L’intero sistema del numero chiuso è obsoleto, inutile, e lesivo dei diritti degli studenti, comportando tra l’altro uno spreco di milioni e milioni di euro considerate le spese che devono affrontare i candidati per sostenere le prove nelle varie città e per la preparazione ai test di ingresso” – conclude Rienzi.

Secondo Skuola.net, concentrandoci sugli alunni di quinto superiore, l’imminente esame di Stato non avrebbe permesso a tutti di impostare un’adeguata preparazione: oltre la metà di loro, infatti, si presenterà alle selezioni di aprile per non gettare al vento la doppia chance offerta loro dal Ministero (47%) oppure per prendere le misure al nuovo questionario (così per il 14%). Qualcuno che ci andrà determinato già da ora, però, ci sarà. Stiamo parlando di circa 2 maturandi su 5, che negli ultimi mesi hanno dichiarato di aver privilegiato lo studio per i test d’ingresso rispetto a quello per l’imminente Maturità. Basti pensare che, tra loro, la stragrande maggioranza (80%) si sta preparando dallo scorso anno: il 19% da quattro-sei mesi, il 32% da sette-nove mesi, il 29% grossomodo da almeno dodici mesi.

Fortunatamente per questi ultimi, insieme alla riforma il Ministero dell’Università e della Ricerca ha dato un netto impulso agli atenei affinché organizzassero corsi di orientamento e preparazione. Tra coloro che si sono impegnati a dovere per l’appuntamento, ben 4 su 10 hanno sfruttato questa opportunità. Una quota che avrebbe potuto essere ben più alta, visto che 1 su 4 ha preferito seguire altre strade, mentre 1 su 10 non sapeva che gli atenei svolgessero corsi del genere. L’alternativa su cui si è fatto più affidamento? Senza dubbio i libri specifici per i test, seguiti dai corsi di preparazione erogati da soggetti privati.

Metodi differenti tra loro che, però, hanno condotto un’ampia fetta delle ragazze e dei ragazzi alle prese col nuovo modello di questionario, il cosiddetto TOLC-MED, verso la medesima convinzione: era meglio il vecchio test d’ingresso, quello somministrato fino allo scorso settembre. La pensa così il 40% dei diretti interessati di quinta superiore che non solo parteciperanno ma lo faranno essendosi preparati a dovere. Solamente un terzo (33%) promuove la struttura del nuovo test. Tutti gli altri (27%), invece, attendono di svolgere quello ufficiale per sbilanciarsi.

E quelli che non parteciperanno alla sessione di aprile dei test Medicina 2023? La maggior parte ha preso questa decisione proprio in considerazione dell’altro grande appuntamento in arrivo nei prossimi mesi: la Maturità. Tra gli “assenti”, oltre 1 su 2 ha voluto dare la priorità all’esame di Stato per poi concentrarsi sul test Medicina; tanti altri (36%) hanno invece voluto evitare soprattutto di andare a perdere tempo, prendendosi ancora qualche settimana per affinare la preparazione. Ma c’è anche chi (10%) non parteciperà banalmente perché si è “distratto” e non ha fatto in tempo a iscriversi.

Il sondaggio di Skuola.net, come detto, ha però coinvolto anche gli alunni di quarto superiore. Perché, altra grande novità della riforma, è quella di dar loro la possibilità di provare con un anno d’anticipo a ottenere un punteggio in grado di garantirgli una matricola universitaria. Potendo dunque candidarsi sin dalla tornata di aprile per le graduatorie 2024/2025. Un’occasione che, in proporzione, stanno cogliendo in modo più convinto rispetto ai loro colleghi più grandi, visto che i numeri sono praticamente in linea con quelli dei maturandi. Tra gli studenti del penultimo anno delle superiori intervistati, interessati alla carriera medica, ben 4 su 10 dicono di voler tentare il colpaccio già in questi giorni e un altro quarto abbondante (27%) di provare a luglio, al termine dell’anno scolastico. Inoltre, il 40% (esattamente come i prossimi diplomati) ci andrà con una consistente preparazione alle spalle. Solo 1 su 4 si approccerà al test giusto per capire cosa lo attenderà più avanti.

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