Supporto finanziario alle paritarie e riattivazione dei PAS, Pittoni (Lega): ‘Sono solo alcune delle questioni da inserire in Legge di Bilancio’

«Pare esserci condivisione sulla soluzione di alcune questioni della scuola da inserire in legge di Bilancio, come il supporto finanziario alle paritarie che in un momento di grave difficoltà legato alla pandemia coprono un terzo del servizio ai più piccoli, i fondi affinché gli ATA non siano esclusi dal personale Covid e la restituzione dell’assegnazione provvisoria agli insegnanti vincolati. Cerchiamo condivisione anche su quella che per gli addetti ai lavori (più di mezzo milione le persone interessate) nell’attuale fase è forse la madre di tutte le battaglie: la riattivazione dei percorsi formativi abilitanti dei docenti (vedi PAS 2013) e l’accesso diretto ai corsi di specializzazione sul sostegno per chi ha tre anni di esperienza sul campo». Lo dichiara il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura a palazzo Madama.

Sarebbero quattro le ragioni per cui secondo il senatore della Lega sarebbe importante approvare l’emendamento alla legge di Bilancio che sblocca percorsi formativi abilitanti all’insegnamento e specializzazione sostegno: «1) Non ha controindicazioni. È cioè in linea con la normativa europea e non interferisce con i provvedimenti in vigore; 2) Interessa più di mezzo milione di persone prevedendo la riattivazione, rendendoli strutturali, dei percorsi formativi abilitanti (vedi PAS 2013) per i docenti confinati nella seconda fascia delle graduatorie per le supplenze e l’accesso diretto ai corsi di specializzazione sul sostegno per chi ha tre anni di esperienza specifica sul campo (attualmente oltre un docente di sostegno su tre non è specializzato); 3) Non comporta spese aggiuntive per lo Stato. Anzi, il PAS farebbe risparmiare il costo di eventuali concorsi per l’abilitazione (peraltro non in linea con la normativa europea che invece chiede corsi “formativi”) e in generale li alleggerirebbe, visto che a renderli quasi ingestibili – allungando a dismisura i tempi – è proprio l’abnorme numero di iscritti, non essendoci in Italia altra possibilità per provare ad abilitarsi; 4) È ora di prendere coscienza della gravità della situazione. I concorsi sono già in ritardo di anni principalmente per i numeri troppo elevati, che si ridurrebbero significativamente con l’intervento delle università cui per legge vanno affidati i corsi accademici per l’abilitazione», conclude il Senatore.

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