Sull’aggettivo ‘pubblica’ continua la leggenda metropolitana

A furor di popolo ritorna, dunque, quell’aggettivo di “pubblica” istruzione che mancava nella denominazione del ministero da cinque anni.

Fu un provvedimento del precedente Governo, su proposta dell’allora ministro Bassanini, a cassare l’aggettivo “pubblica” senza alcun intendimento ideologico.
Ma toccò al ministro Moratti gestire per la prima volta il nuovo ministero ridenominato da altri in “dell’istruzione, dell’università e della ricerca”, senza l’aggettivo “pubblica”.

Da quel momento la Moratti (che, in quanto ministro del centro-destra, veniva accusata di avere un occhio di riguardo per il privato) divenne, agli occhi di tutti, la responsabile dello scippo.

Ancora oggi è convinzione di tanti – secondo quella che ormai è diventata una leggenda metropolitana – che la colpa sia tutta sua e che, come minimo, il nuovo Governo e il nuovo ministro debbano lavare l’onta.

Non si è sottratta a questo gioco della leggenda nemmeno la senatrice Maria Pellegatta, senatrice del gruppo Verdi-Pdci che, nel plaudire il ministro Fioroni per la proposta di ripristino del “pubblica”, ha affermato che il “Ministero tornerà ad essere della Pubblica Istruzione sanando lo sfregio (sic) che gli aveva inferto l’ex ministro Moratti. Si potrà così correggere la stortura (di chi?), in Parlamento, già nei prossimi giorni, in sede di conversione in legge del decreto del Governo che istituisce i nuovi ministeri”.

Domanda: perché anche la sanità non si chiama pubblica? e la difesa? e il lavoro? e l’economia?