Sulla mobilità scontro tra contrattualisti e idéologues

Finirà mai, nella storia del sindacalismo scolastico italiano, lo scontro tra i sostenitori della natura/vocazione contrattualista del sindacato e chi concepisce la lotta sindacale come lotta permanente, in-finita, contro l’establishment, del quale farebbero parte anche i sindacati che trattano e contrattano?

Sembra di no, a giudicare dalle reazioni suscitate dall’ipotesi di contratto integrativo che quattro dei cinque sindacati ‘rappresentativi’ (Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals) hanno siglato la scorsa settimana in materia di mobilità e in base al quale, come essi scrivono in un documento comune, “tutto il personale già in ruolo prima della sua entrata in vigore conserva la titolarità su scuola anche in caso di trasferimento o passaggio in ambito provinciale, e in parte anche in caso di mobilità interprovinciale; assume la titolarità di scuola il personale della secondaria di II grado oggi facente parte della DOS; si rimuove per tutti l’obbligo di permanenza triennale nella provincia di assunzione; si individuano modalità specifiche per l’accesso alle scuole con carattere di specialità (CPIA, scuole speciali, ecc.)” mentre “nessun avallo viene dato dal contratto alla cosiddetta ‘chiamata diretta’ dei docenti, rispetto alla quale tutte le organizzazioni sindacali hanno sempre espresso il loro netto dissenso”, visto che la questione del passaggio dagli ambiti alle scuole sarà “oggetto di un’apposita sequenza contrattuale per regolare le procedure di assegnazione della sede legandole all’applicazione di criteri trasparenti e oggettivi, per titoli, escludendo che le stesse possano essere gestite in modo discrezionale e arbitrario”.

Risultato nel complesso importante in un’ottica contrattualista, come sottolinea Lena Gissi, segretaria della Cisl scuola, che va all’attacco: “chi ritiene che sia un risultato da poco, abbia il coraggio di dire che sarebbe stato meglio lasciar gestire unilateralmente dall’Amministrazione partite come queste.

Coraggio che non manca, per la verità, a un variegato schieramento minoritario (ma da decenni attivo nella scuola) di teorici dello scontro frontale che giudicano “una scelta nefasta quella di ipotecare la possibilità di avviare una seria mobilitazione per ottenere un effetto placebo per un anno” (copyright dei ‘Partigiani della Scuola Pubblica’) e che hanno trovato un punto di convergenza nell’impegno a promuovere un referendum abrogativo della legge 107/2015. Decine di microsigle che hanno in comune una visione manichea della conflittualità sociale e l’attitudine a produrre ponderose quanto astratte analisi sociopolitiche: in Francia li chiamano idéologues