
Sul tema del referendum contro i finanziamenti municipali alle materne private, oggi entra la Conferenza dei vescovi italiani con il suo presidente, Angelo Bagnasco, che non esita a definire “pretestuoso” il riferimento all’articolo 33 della Costituzione come perno della consultazione.
Nella relazione al convegno che si tiene a Roma “La Chiesa per la scuola”, Bagnasco fa una lunga ‘difesa’ del sistema delle paritarie e parla di una “malintesa concezione del pubblico” che va a braccetto con l’immagine di una “Chiesa, ritenuta oggetto di privilegi che sottraggono energie alle risorse comuni; le scuole cattoliche, infatti, rappresentano il 70% delle scuole paritarie. Simili posizioni non considerano il contributo sociale delle numerose scuole gestite da enti ecclesiastici o non statali, oltre al risparmio economico -e non lo spreco di risorse- che esse portano alla collettività“, dice il presidente della Cei. È subito dopo queste parole che Bagnasco cita apertamente la vicenda di Bologna, “esempio emblematico e attuale“.
I promotori del referendum si appellano all’articolo 33 della Costituzione, secondo cui il diritto di istituire scuole da parte di enti e privati deve avvenire “senza oneri per lo Stato“, ricorda Bagnasco aggiungendo però che “a questa presa di posizione si deve replicare, come stanno facendo importanti esponenti e associazioni, che nel caso delle scuole paritarie non si tratta di un onere nei confronti dello Stato in quanto, sebbene esso contribuisca economicamente al loro sostentamento, è ben di più quanto esse fanno risparmiare alla collettività rispetto a quanto ricevono da essa. Non si tratta dunque in alcun modo di un onere, e per questo risulta pretestuoso il riferimento all’articolo in questione“.
Bagnasco richiama invece l’articolo 33 per dire che la “libertà educativa si concretizza, sul piano sociale, nella possibilità data a enti e privati ‘di istituire scuole ed istituti di educazione’ e l’opera sociale di queste scuole, aggiunge il testo costituzionale, deve essere favorita dalle Istituzioni statali ‘sulla base del principio di sussidiarietà’. Il sostegno che lo Stato dichiara di voler offrire alle scuole comprende sia l’ambito finanziario, esplicitato nell’intenzione di favorire le loro attività, sia quello dell’autonomia“. La “effettiva parità” tra scuole statali e paritarie “è di fondamentale importanza e va richiamata oggi, in un contesto che spesso riconosce solo il valore delle prime“, sottolinea ancora il Cardinale dicendo anche che “purtroppo, l’auspicata realizzazione dell’autonomia secondo una piena sussidiarietà è spesso ostacolata dai numerosi vincoli e dalle complessità burocratiche vigenti nel nostro sistema“.
Bagnasco dice anche che “spesso la conflittualità tra scuola pubblica e privata affonda le radici in una visione distorta del pubblico, che lo identifica con lo Stato e dimentica che esso è, piuttosto, riferito alla dimensione politica come tale, ben più ampia dell’orizzonte statale“. E inoltre la natura pubblica delle paritarie è affermata “con la legge 62 del 2000“. Solo che “malgrado questi positivi riconoscimenti e disposizioni, permangono svariate difficoltà applicative della legge: l’incertezza della disponibilità finanziaria, la lentezza nell’erogazione dei fondi, l’eccesso di prescrizioni e di controlli burocratici, l’assenza di uffici ministeriali con specifiche competenze sulle scuole paritarie“. Di qui un appello: la parità tra le scuole statali e non “deve divenire effettiva, per evitare dannose conflittualità e far sì che tra esse si stabilisca un rapporto realmente costruttivo“.
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