Sul Rapporto di Tuttoscuola

Caro Direttore,
ho subito ordinato e letto con attenzione il vostro rapporto, frutto di un serissimo lavoro e di sicura competenza. Però il problema per me fondamentale della scuola attuale viene appena sfiorato in due punti. A p. 18 si accenna di sfuggita alla “deriva facilista che ha da tempo investito la scuola italiana“; a p. 124 si parla più estesamente dello scarso rigore della scuola italiana (primo anno delle superiori a parte). Mettere al centro della politiche scolastiche merito e responsabilità – tanto per i docenti e i dirigenti quanto per gli allievi – costituisce la condizione imprescindibile per risollevare la qualità dell’istruzione.

Una scuola quindi capace di offrire ai ragazzi più opportunità e di valorizzare molto meglio di oggi la varietà di talenti e di stili di apprendimento, ma anche più esigente sul piano dell’impegno, del comportamento e dei risultati; e che agli insegnanti restituisca prestigio professionale, riconoscimento sociale, autorevolezza, ma sappia anche provvedere adeguatamente e tempestivamente nei casi di inadempienza o inadeguatezza; una scuola in cui tutti, a cominciare dai dirigenti, si assumano le responsabilità che competono a ciascuno; che sia affidabile e rigorosa nelle valutazioni, grazie anche alla diffusione di una matura coscienza etico-deontologica. (Il “virus” buonista non è correlato alla qualità dei docenti, dato che infetta largamente anche tantissimi colleghi preparati e appassionati, che ritengono al momento opportuno perfettamente lecito manipolare arbitrariamente i dati acquisiti durante l’anno sulla spinta di pseudomotivazioni di vario tipo).

A quest’ultimo proposito, mi sembra evidente che anche le rilevazioni relative ai risultati scolastici possono essere lette come effetto di cause opposte: se diminuiscono le ripetenze, significa che una scuola più seria è riuscita ad attrezzarsi per colmare le lacune nell’apprendimento o che le promozioni vengono “regalate”?

Se non si affronteranno questi problemi o lo si farà solo episodicamente, senza una chiara strategia, né le riforme di struttura, né quelle dei programmi, né l’autonomia, né le campagne di rieducazione dei docenti alle ultime “verità” metodologico didattiche potranno ottenere alcun risultato. Non è certo un caso che la Corea e il Giappone siano tra i primi cinque paesi del mondo per l’Ocse (le cui inchieste trascurano completamente il fattore “prestigio e serietà”). Se anche non si potrà prendere pari pari questi paesi come modello, trascurare l’impatto sui risultati degli studenti di un’alta considerazione sociale della scuola e di un’atmosfera complessiva al suo interno che spinga all’impegno e alla responsabilità mi pare davvero sbalorditivo.

Mi auguro che “Tuttoscuola” trovi il modo di dare un contributo di conoscenza e di dibattito a questa costellazione di temi, grazie anche all’autorevolezza che ha saputo conquistarsi in questi anni.

Con molti cordiali saluti,

Giorgio Ragazzini – docente di scuola media – Firenze