Sul diritto di assemblea è guerra

Furono i Cobas e gli Unicobas della scuola negli anni scorsi a rivendicare il diritto di assemblea in orario di servizio contro la disposizione contrattuale che lo consente soltanto nei confronti dei sindacati rappresentativi (cioè di quelli ammessi alla contrattazione nazionale avendo raggiunto il tasso di rappresentatività di almeno il 5%).
La Corte di Strasburgo respinse un loro ricorso come irricevibile, ma vi furono alcune sentenze di giudici del lavoro (tra cui quello spesso ricordato di Civitavecchia) che diedero ragione a quella tesi.
Nel complesso però il diritto di assemblea venne per loro relegato al di fuori dell’orario di servizio.
Con l’arrivo delle RSU, però, l’ostacolo è stato aggirato, perché l’Aran ha consentito che alle assemblee di istituto in orario di servizio, indette dai rappresentanti interni, possano partecipare sindacalisti esterni, compresi Cobas o Unicobas.
Il problema del diritto di assemblea in orario di servizio ora si ripropone in una nuova versione e in termini ben più pesanti.
L’Anp, l’Associazione Nazionale Presidi, che ha dato vita all’associazione sindacale per le alte professionalità della scuola, si è vista “stoppata” nelle sue richieste di assemblea in orario di lezione da una pronuncia dell’Aran sollecitata dai sindacati firmatari di contratto e fatta immediatamente propria dal Miur che l’ha diffusa a tutte le scuole.
La reazione dell’Anp non si è fatta attendere e ha chiamato in causa il ministro della Funzione pubblica contro quello che viene definito un monopolio ad escludendum contro il diritto di assemblea. Il veto impedirebbe il libero esercizio di campagna elettorale per il rinnovo delle RSU.