
Strategie scolastiche. DAlema punta sul ‘buon senso’. Però…
Dal 2001 la Fondazione Italianieuropei, il think tank fondato nel 1998 da Massimo D’Alema e Giuliano Amato anche con il contributo di importanti esponenti del mondo imprenditoriale (tra i quali Gianni Agnelli, Guidalberto Guidi, Vittorio Merloni, Carlo De Benedetti, e aziende come Pirelli, Philip Morris, Lega delle Cooperative, Erickson), edita l’omonima rivista bimestrale, alla quale si affiancano ora i Quaderni di Italianieuropei, la cui serie è inaugurata da un numero monografico sulla scuola.
Nell’editoriale, firmato da Massimo D’Alema, si sottolinea la volontà di contribuire alla “ricerca di ciò che unisce posizioni culturali e ideali diverse nel comune impegno di assicurare a tutti, ai diversi livelli, una scuola di qualità che guardi in avanti“.
Forse è da valutare con attenzione il passaggio in cui, pur auspicando “il potenziamento del percorso dell’autonomia scolastica“, Massimo D’Alema mette in guardia dal rischio di creare un sistema frammentato, fonte di “situazioni strutturalmente disuguali al proprio interno“. Se tale rischio, anche in vista del federalismo scolastico, fosse sottovalutato, o addirittura accettato, sostiene D’Alema, “saremmo costretti a rimpiangere quel modello ‘statalista’ che per tanti anni ha consentito una elevata pluralità di idee, di metodi e di proposte didattiche“, tutti elementi che hanno costituito “uno dei punti di forza del sistema pubblico di istruzione, assicurando, anche se in modo contraddittorio e non sempre coerente, integrazione sociale e uguaglianza di opportunità“. Buon senso e dialogo sì, sembra dire D’Alema, ma non a ogni costo.
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