Stipendi insegnanti: 9 docenti su 10 non credono alle promesse di aumento delle forze politiche

Stipendi insegnanti: i docenti non sembrano prendere sul serio la promessa di tutti i partiti politici impegnati nella campagna elettorale di voler ridurre il gap che caratterizza i loro stipendi rispetto alla media europea: tra i 1.627 partecipanti all’ultimo sondaggio della Tecnica della Scuola (il 93,4% dei quali insegnanti), oltre 9 su 10 hanno infatti dichiarato di non credere alle promesse dei politici circa l’adeguamento degli stipendi insegnanti ai parametri europei. L’intento di portare almeno 300 euro in più nella busta paga del corpo docente italiano, andando così a ridurre la forbice rispetto ad altri Paesi ma anche a professionisti del nostro pubblico impiego, viene inteso da quasi da tutti gli “attori” coinvolti solo come una mera manovra elettorale finalizzata a ricevere consensi in vista delle elezioni del 25 settembre. Leggermente più fiduciosi, ma non troppo, si dicono i dirigenti, genitori, gli amministrativi e i collaboratori scolastici che hanno partecipato al sondaggio: anche tra loro, infatti, l’85,7% ha dichiarato di non credere alle promesse elettorali sugli stipendi dei prof da aumentare in modo considerevole.

Quali sono le argomentazioni dei lettori della Tecnica della Scuola che hanno portato ad una lettura così critica dell’impegno preso dai partiti sugli stipendi insegnanti? Afferma un docente: “Non vedo nessun partito politico in grado di portare a termine la legislatura, non sarà quindi possibile portare avanti nessun programma elettorale”. L’osservazione appare pertinente: di recente la testata ha fatto notare che la media di permanenza in carica di un ministro dell’Istruzione nel nostro Paese, sin dalle prime legislature, è di un anno e mezzo, arco di tempo insufficiente per andare fino in fondo nella riforme.

Non mancano i commenti più feroci: “Il solito insulto all’intelligenza”; “Pura propaganda elettorale, hanno bisogno di voti”; “Ne parleranno, ne parleranno e poi taglieranno ancora dalla scuola senza adeguate un bel niente”; “Partiranno con intenzioni entusiastiche, erogheranno poco e non subito e finiranno con le briciole”.

E ancora: “La classe politica non farà niente. Sono solo promesse elettorali. Con tutte le critiche fatte dal mondo della scuola, l’unico ad aver fatto qualcosa di positivo è stato paradossalmente Renzi: è un dato di fatto di cui bisogna comunque tener conto”. La Buona scuola, la Carta docente, i percorsi Fit evidentemente hanno riscosso l’apprezzamento degli insegnanti.

E c’è chi pensa che le maggiori criticità deriveranno dalle modalità degli aumenti stipendi insegnanti e dai criteri di assegnazione:Sì, ma la destra lo renderà legato al merito = progettificio di gente che non sta mai in classe”.

Qualcuno teme: si tratterà di “aumenti ridicoli col rischio di aumentare il carico di lavoro”.

Infine non manca l’ironia sul tema delle vacanze estive. Il lettore osserva: “Argomento utile solo in campagna elettorale: gli stipendi insegnanti continueranno a stare sotto la media europea (dopo tutto gli insegnanti fanno 3 mesi di vacanze all’anno: sic!)”.

 

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