Stipendi europei e fine del precariato/2: la fiducia dei docenti

Ma, pur immaginando una ragionevole gradualità nel raggiungere questo obiettivi, 4 miliardi di euro l’anno sono una cifra realistica per un paese già appesantito da un debito di 1.542 miliardi di euro e con un rapporto deficit/Pil nel 2005 del 4,3%, superiore alla soglia del 3 per cento fissata a livello europeo?
Tutto il personale della scuola ve ne sarebbe grato – ha detto Vinciguerra al convegno parlando ai due leader del centrosinistra – ma avendo già ascoltato molte promesse in proposito, purtroppo non mantenute, e trattandosi di importi molto impegnativi, non c’è da stupirsi che le consideri con prudenza e con un po’ di scetticismo. Dove trovare quelle risorse?
La domanda il direttore di Tuttoscuola l’ha rivolta direttamente all’on. Fassino.
Il segretario dei DS ha confermato l’impegno dell’Unione sul fronte dell’assorbimento del precariato e della valorizzazione degli stipendi, in modo da portarli nella media europea, specificando che si tratta di traguardi da raggiungere nell’arco della legislatura (ma per i 113 mila posti vacanti, tra docenti e personale ATA, il programma dell’Unione parla di “immediata copertura“).
Riguardo ai costi dell’operazione ha dichiarato che la via maestra per finanziare lo sviluppo, a partire dalla formazione delle risorse umane, passerà anche da una rigorosa politica fiscale: “basterebbe fare emergere il 30% di quel 25% di economia sommersa che attualmente sfugge al fisco“.
Il centro-sinistra nella legislatura 1996-2001 aveva dimostrato di sapersi muovere nella giusta direzione. Ma serve un vasto accordo politico, sociale e istituzionale, che duri per l’intera legislatura.
A meno che nel riferirsi ai salari europei, da anni punto di riferimento per il sindacato della scuola (ma anche – ricorderete – per l’allora ministro dell’istruzione Tullio De Mauro), il programma dell’Unione non sottintenda, un po’ furbescamente, l’Europa divenuta nel frattempo a 25, con l’ingresso di Paesi come Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, etc: la nuova media dei salari dei docenti dell’Europa a 25 è certamente più bassa, e allora non ci sarebbe da investire molto e gli incrementi retributivi sarebbero molto contenuti o addirittura nulli. Ma se così fosse, questo non sarebbe proprio il modo, come si legge nel programma dell’Unione, di “riconquistare la fiducia degli insegnanti“…