Stabilizzazione dei precari. Proposte istituzionalmente autorevoli

I sindacati lo chiedono da tempo, ma non sorprendono più di tanto, perché, come si sa, anche in questi casi fanno il loro mestiere. Non c’è sindacato della scuola, infatti, che non abbia proposto al ministro Gelmini di stabilizzare i docenti precari, cominciando da un’operazione che è praticamente a costo zero: coprire con immissioni in ruolo tutti i posti vacanti, privi di titolare.

Non ha importanza il come: vanno bene sia il ricorso alle graduatorie che il concorso per esami e titoli. L’importanza è la stabilizzazione dei docenti precari.

Negli ultimi giorni la richiesta pressante di stabilizzare i precari è venuta anche dal Capo dello Stato (i precari della scuola priorità per il Paese) e dal Governatore della Banca d’Italia, Draghi (“senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari, si indebolisce l’accumulazione di capitale umano specifico, con effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”), oltre che dal presidente della Camera, Fini (“la protesta dei precari è sacrosanta”), in veste di capo del nuovo partito di “Futuro e libertà”.

Diventa più difficile, a questo punto, per il ministro Gelmini e, soprattutto, per il ministro Tremonti, ignorare il peso autorevole di queste proposte di alto livello istituzionale.

Peraltro, questa operazione minima di coprire i posti vacanti e disponibili (anche quest’anno sono circa 23mila) non costerebbe praticamente nulla alle casse dello Stato, visto che lo stipendio di un docente con incarico annuale costa tanto quanto quello di un docente di ruolo di prima nomina.

Soltanto negli anni successivi, in sede di ricostruzione di carriera, ci sarebbe un incremento stipendiale per i neo-immessi in ruolo. Nell’immediato, no.