Stabilizzare i precari sì. Ma attenzione a non umiliare la “Meglio Gioventù”

Parlare di emergenza può apparire esagerato. Ma la ristrutturazione delle graduatorie per gli inserimenti a pettine dopo la sentenza della Corte Costituzionale e l’intervento dell’Avvocatura dello Stato che nel parere reso al Miur rileva che, in assenza di uno specifico provvedimento legislativo, “non sono … ipotizzabili preclusioni di mobilità, anche territoriale, nell’ambito delle distinte graduatorie”, pone la questione della capacità del Miur di governare una situazione che potrebbe andare fuori controllo.

E’ urgente, perciò, trovare soluzioni politiche e adeguate azioni amministrative in assenza delle quali potrebbero essere pesanti le ricadute sull’ordinato inizio delle lezioni del prossimo anno scolastico.

Si avverte la necessità di decisioni coraggiose e di ampio respiro su tre questioni. La prima riferita alla ristrutturazione delle graduatorie per inserire “a pettine”, tenendo conto dei titoli maturati, i precari che potrebbero chiedere l’iscrizione in una graduatoria a esaurimento diversa da quella di provenienza. La seconda riferita alla stabilizzazione dei precari che sono utilizzati con contratto a tempo determinato, ma rinnovato annualmente, per far fronte alle situazioni contingenti (maternità, incarichi sindacali, etc.) ma anche per coprire una parte dei posti dell’organico di diritto e di tutto l’organico di fatto. E infine la terza riferita al reclutamento dei docenti per quelle graduatorie, e sono molte e indicative, che al momento sono esaurite su tutto il territorio nazionale. Un modo per attrarre nella scuola giovani motivati e preparati.

Contestualmente andrebbe inoltre definita una strategia di reclutamento per concorso ordinario per ampliare gli spazi di occupabilità ai laureati, sprovvisti di abilitazione all’insegnamento a causa del blocco decennale dei concorsi e delle scuole di formazione universitaria, che rappresentano circa il 20% dei docenti e per offrire un’occasione di occupazione qualificata ai giovani e migliori laureati e sottrarli al sottoimpiego a basso valore aggiunto in termini d’innovazione o ad andare all’estero.