SPECIALE ritorno a scuola: la ripartenza incerta di una maestra precaria

Di Simona Frassinetti

Insegno come supplente alla scuola primaria e infanzia dal 2014 e quest’anno la mia ripartenza è molto incerta. Dopo due anni di supplenza annuale su ambito Antropologico quest’anno non sono rientrata nelle convocazioni. Ho seguito i miei alunni in prima e seconda “elementare” e ricordo i loro occhi e le loro facce preoccupate: 22 facce preoccupate.

Alcuni stranieri tra cui un bambino russo col quale comunicavamo con Google traduttore, uno americano ammesso come studente auditore,  ben 10 bambini di origine rumena, un bambino con diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio in comorbilità con altra patologia; diagnosi arrivata però alla fine della prima primaria. Un gruppo fantastico.

Con la collega di classe è nata subito una bellissima sintonia, con la preside idem.

Alla prima settimana avevamo fisicamente tolto la cattedra dall’aula, rilegandola in un angolo rivolta verso il muro ed utilizzata solo per poggiare il materiale. Convinte entrambe di una didattica per problemi, di una didattica cooperativa, collaborativa e laboratoriale.

E così è stato: hanno sempre lavorato per gruppi, a volte micro a volte più grandi ed hanno imparato veramente cosa significa essere una squadra. Un magone doverli lasciare

Lo scorso anno nuovamente insieme, stessa aula, stesse facce e 2 nuovi arrivi: 24 facce anzi no 24 cuori, 24 anime, 24 intelligenze…

Erano bellissimi: il russo parlava ormai l’Italiano, il bambino americano era tornato come studente a tutti gli effetti ma il bambino con il disturbo oppositivo sempre più lontano da noi.

Ci attiviamo subito con la collega per fare incontri coi genitori e neuropsichiatri e finalmente arriva il sostegno sulla carta. Troppo tardi per avere dal Ministero il posto in deroga era il 4 ottobre, i termini scadevano il 30 settembre.

Che fare? La preside aggiunge una docente come potenziamento alla nostra classe, ci rimbocchiamo le maniche e seguiamo le indicazioni date dal neuropsichiatra infantile: angolo di rilassamento, albero dei talenti, riprogrammiamo tutta l’attività didattica, facciamo PEI e ben 6 PDP.

La fiducia degli alunni c’è e ci lanciamo in un progetto multidisciplinare e digitale.

La realizzazione di un libro digitale, il cui risultato ci ha stupito tutti, disegni e copione completamente realizzati dagli alunni in classe e poi a distanza, perché il Covid è arrivato e ci ha travolto tutti: un lavoro dove ognuno ha dato il proprio contributo. E’ stato lo sfondo integratore dell’intera attività didattica

Con il lockdown ci siamo ancora più sentiti parte di una comunità, non ci siamo mai arresi. Ognuno la sua parte: docenti, alunni, genitori, scuola.

E quest’anno? In classe ci saranno due nuove maestre, io non so dove sarò e l’altra collega, specializzata sul sostegno, avrà sostegno su quella classe, l’unica pezza che la preside è riuscita a mettere. Il gruppo da 24 sarà diviso in due aule e pressochè vietati i lavori di gruppo e collaborativi…

Quindi se la mia ripartenza sarà triste quella dei mie ex alunni lo sarà ancora di più. Avranno la mascherina solo per entrare e poi seduti al banco la potranno togliere, ma saranno le loro personalità ad avere una sorta di mascherina, di legatura.

Il mio personale giudizio è che si è voluto vedere solo l’emergenza sanitaria e non quella didattica e quindi sociale che questa riapertura provocherà. 

Ci saranno altre mille storie come la mia, ci saranno altre mille facce di bambini spaventati che in questa riapertura non troveranno quello che la scuola dovrebbe rappresentare. E questa sarà una grande occasione mancata per l’istituzione scuola.