Sostegno. Netta contrarietà sindacale per la conferma del supplente su richiesta delle famiglie

Il decreto ministeriale n. 32 del 26 febbraio 2025 che attiva la procedura di conferma del supplente di sostegno su richiesta delle famiglie, secondo il dettato del decreto-legge 71/2024, fissa al prossimo 31 maggio il termine per acquisire le richieste delle famiglie per la conferma del docente supplente che ha prestato servizio di sostegno all’alunno con disabilità nel 2024-25.

Il dirigente scolastico, dopo avere accertato che il posto di sostegno è ancora vacante per il prossimo anno scolastico, invita le famiglie a presentare eventuale richiesta di conferma del supplente.

Ovviamente sarà necessario l’assenso del docente interessato che, in caso di disponibilità a tale conferma, non potrà accedere ad altre supplenze.

Il decreto ministeriale precisa all’art. 3 che i supplenti interessati a tale eccezionale riconferma non sono soltanto quelli in possesso del titolo di specializzazione, ma anche i supplenti che, pur privi di specializzazione, hanno svolto sostegno per l’intero anno scolastico 24-25.

L’intero fronte sindacale è decisamente contrario a questo straordinario intervento per salvaguardare la continuità didattica a favore degli alunni con disabilità.

In particolare, la segretaria generale della Cisl-scuola, Ivana Barbacci, ha dichiarato:

Sulle misure per la continuità sul sostegno, oggetto del decreto ministeriale del 26 febbraio, ribadisco il giudizio totalmente negativo della CISL Scuola: se favorire la continuità didattica è un obiettivo giusto, la strada scelta per conseguirlo è sbagliata, per tante ragioni.

È di tutta evidenza che a compromettere alla radice la continuità didattica è la precarietà del lavoro, particolarmente estesa proprio sui posti di sostegno. È questa la vera causa da aggredire, con opportuni interventi strutturali, a carattere permanente, in materia di organici e di formazione e reclutamento del personale.

La Cisl-scuola, come dichiarato anche da altri sindacati del settore, evidenzia il gravissimo il vulnus che si determina nella gestione di un lavoro pubblico, consentendo che su di esso intervengano, con poteri discrezionali, soggetti esterni al sistema scolastico.

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