Smartphone per bambini: nativi digitali crescono, ma meglio fare attenzione
Smartphone per bambini sì, smartphone per bambini no. E se sì, da quale età? L’eterno dilemma – eterno da quando la tecnologia a buon mercato è entrata nelle nostre case, è chiaro – torna in un documento sottoscritto da cinque associazioni di genitori di alunni della scuola primaria di Roncade e Monastier, nel trevigiano.
“E se cominciassimo cercando di evitare che ai bambini delle scuole elementari, in occasione di compleanni, promozioni di fine anno o della Prima Comunione fosse già regalato il loro primo smartphone?”.
È questo l’incipit della lettera aperta, diffusa qualche tempo fa attraverso i social media e che affronta il tema del precoce utilizzo dei cellulari. “Internet – si legge nella lettera aperta – in pochi anni ha provocato una moltiplicazione di informazioni, contatti, e interazioni specialmente sotto forma di social, chat eccetera, che spesso proprio per la loro quantità, velocità e tempo che assorbono, rischiano di far perdere il senso della realtà autentica”.
Va bene infatti la possibilità di controllare in qualche modo i movimenti del proprio figlio, restare comunque in contatto in caso di bisogno, mantenere un filo aperto. Ma il prezzo per contro è che quello strumento per noi adulti così utile e prezioso, per i ragazzi e peggio ancora i bambini, presenta delle insidie neppure troppo nascoste. Il problema è presto detto. Per i giovanissimi “il punto d’incontro e socializzazione è in rete e sempre meno in campetti piazze o oratori. Sono sempre di più gli occhi incollati al piccolo schermo di un cellulare dove si incrociano voci e parole ma nessun viso, nessun suono, nessuna emozione genuina”.
Corollario della questione, talvolta dalle conseguenze drammatiche, è la potenziale diffusione di immagini che prosegue incontrollata, viaggiando di schermo in schermo spesso senza il consenso del diretto interessato. Gli ultimi casi di cronaca parlano chiaro, e si tratta di un tema che spesso incrocia quello del ricatto digitale e del cyberbullismo. “Uno sbaglio, una leggerezza o una confidenza magari personale, talvolta fotografica, commessa proprio a causa dell’inesperienza, dell’ingenuità, non è rimediabile perché la rete non dimentica né cancella nulla”, prosegue il testo.
“Genitori in primis, insegnanti, catechisti e istituzioni… Stabiliamo noi tutti assieme il momento in cui fornire il telefono ai figli e confrontiamoci per riflettere magari dandoci un decalogo comune su come accompagnare le nuove generazioni nello sconfinato mondo del digitale che noi stessi, forse, per primi e non senza colpa – concludono – conosciamo troppo poco”.
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