
Sindacati/1. Cera una volta la Trimurti
Fin che hanno mantenuto in vita, pur tra alti e bassi, il patto di unità d’azione, i tre sindacati scuola confederali aderenti a Cgil, Cisl e Uil hanno potuto esercitare un grande potere di condizionamento (qualcuno è arrivato a parlare di vera e propria cogestione) nei confronti dei ministri di turno e della Amministrazione scolastica.
Si può dire che dalla metà degli anni settanta dello scorso secolo non c’è stato provvedimento importante nella scuola (legge, DPR, decreto, ordinanza, circolare) che non sia stato discusso e a volte in qualche misura concordato con la potente e temuta Trimurti sindacale, come veniva chiamata nel linguaggio giornalistico.
Negli ultimi dieci anni, con il coinvolgimento degli autonomi Snals e Gilda degli insegnanti nelle principali vicende negoziali, la Trimurti è diventata spesso Pentamurti, svolgendo in qualche caso funzioni di collaborazione istituzionale (per esempio sull’autonomia, sul tempo pieno, e perfino sulla valutazione degli insegnanti, come mostrò il contratto del 1999, ministro pro tempore Luigi Berlinguer) e in altri casi di forte contrasto di innovazioni pur previste dalla legge (per esempio sull’introduzione del “maestro tutor” e del portfolio prevista dalla riforma Moratti).
Le vicende politiche e sociali degli ultimi due anni, e gli effetti della crisi economica internazionale, hanno però disgregato quella compagine. La Pentamurti si è dissociata nei suoi cinque elementi costitutivi, ciascuno dei quali tende ormai a sottolineare più quello che lo divide che quello che lo unisce agli altro quattro, e nella Trimurti di un tempo lo scontro tra la Cgil e la Cisl si fa ogni giorno più forte, vanificando gli sforzi di mediazione della Uil. Almeno sulla carta il governo dovrebbe avvantaggiarsi di questa perdita di compattezza della controparte sindacale, ma è a sua volta in difficoltà per l’evidente carenza di mezzi finanziari con i quali trattare con i diversi sindacati. La crisi economica ha reso tutti più deboli.
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