Serve Superman per cambiare la scuola?

Negli USA fa molto discutere il film-documentario Waiting for Superman del regista Davis Guggenheim, già vincitore di un premio Oscar con un altro film di denuncia (Una scomoda verità) dedicato al tema dell’ambiente.

La tesi del film è che ci vorrebbe Superman per far uscire la scuola pubblica americana dall’abisso di mediocrità nella quale essa è progressivamente affondata a partire dagli anni settanta dello scorso secolo, quando secondo Davis (che probabilmente su questo punto sbaglia) essa era tra le migliori, se non la migliore del mondo. Ma siccome Superman è un supereroe immaginario, è come dire che il problema è insolubile. E infatti lo stesso Davis ammette di aver mandato i suoi figli a studiare nelle scuole private, e non in quella pubblica.

Per la verità ci sarebbe qualche eccezione anche tra le scuole pubbliche, in particolare tra le cosiddette Charter Schools, la cui buona qualità è certificata e riconosciuta, ma queste scuole sono poche e richiestissime, tanto da dover ricorrere all’estrazione a sorte per selezionare gli iscritti. Così il destino non solo scolastico ma sociale dei bambini americani è affidato alla fortuna, al caso…

Il film attribuisce la responsabilità della crisi della scuola pubblica americana all’imprevidenza, mista a incapacità, della classe politica, ma anche e per molti aspetti soprattutto ai sindacati, il cui contratto nazionale rende quasi impossibile il licenziamento di un insegnante anche se incapace (in media solo un docente su 25.000 viene licenziato negli USA).

Un contratto che non ha eguali, sostiene Davis, che consente a un gran numero di insegnanti scadenti di non istruire in modo adeguato milioni di bambini, facendo così crollare il livello qualitativo medio della scuola pubblica made in USA.

E se, in attesa di Superman, gli americani affidassero le trattative per il rinnovo del contratto degli insegnanti a uno come Marchionne?