Se l’orario delle lezioni è ridotto, i docenti recuperano?
È interessante l’iniziativa di molti istituti scolastici milanesi che, come riferito dal Corriere della Sera in un approfondito servizio giornalistico di martedì scorso, stanno attivando la settimana corta.
Su 59 istituti superiori, soltanto 11 svolgono ancora le lezioni il sabato, senza chiusure.
Negli ultimi cinque anni la chiusura del sabato si era gradualmente diffusa, poi, con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’aumento del costo del gas per il riscaldamento, le chiusure avevano registrato un’impennata portando l’anno scorso a soli 18 gli istituti aperti anche il sabato.
Ma da quest’anno altri hanno deciso la settimana scorsa e, come detto, soltanto 11 continuano a funzionare per l’intera settimana. Oltre agli studenti, sono d’accordo anche i capi d’istituto che, come riferisce la giornalista del Corriere, ritengono importante per i ragazzi riposare due giorni.
L’orario delle lezioni è stato modificato con l’introduzione di una sesta ora, con uscita sempre alle 13,45 e il venerdì alle 14,35. In termini di sostenibilità ambientale ed economica la decisione è ritenuta corretta, in quanto si riducono l’inquinamento e il traffico in città.
L’iniziativa degli istituti milanesi merita una riflessione che va oltre il prezioso servizio del Corriere.
La fattispecie della riduzione dell’orario delle lezioni (dove l’unità oraria non è di 60 minuti ma normalmente di 50 minuti) ha trovato sostegno anche per ragioni oggettive durante il Covid, e, proprio per questa ragione, sussistendo la causa di forza maggiore, i docenti non dovevano recuperare il minor orario di servizio (mediamente un’ora in meno a settimana), in base all’art. 28 del CCNL 2006-2009 che ha acquisito le disposizioni delle circolari ministeriali 243/1979 e 192/1980.
Poiché lo stesso CCNL 2006-2009 prevede che, “al di fuori dei casi previsti, qualunque riduzione della durata dell’unità oraria di lezione ne comporta il recupero prioritariamente in favore dei medesimi alunni nell’ambito delle attività didattiche programmate dall’istituzione scolastica”, sarebbe interessante sapere se gli istituti milanesi a settimana corta hanno disposto a carico dei docenti la prestazione di attività didattiche a favore degli studenti come recupero delle ore non prestate.
In caso contrario si verificherebbe un danno erariale che potrebbe arrivare fino a 33 ore all’anno, corrispondente alla metà di un mese di servizio retribuito per circa 3.900 docenti (su posti comuni o di sostegno).
La questione del recupero delle ore di insegnamento non prestate è nota da tempo e, da quando le istituzioni scolastiche sono in regime di autonomia, non è adeguatamente accertata.
A suo tempo, prima del Covid, Tuttoscuola aveva condotto una breve verifica su taluni istituti che riportavano sul proprio sito l’orario settimanale completo di tutte le classi, accertando in buona parte il recupero corretto delle prestazioni mancate, mentre, al contrario una minoranza di istituti sembrava ignorare l’obbligo di recupero.
A Milano e in Italia quanti sono attualmente gli istituti di secondaria di II grado con orario delle lezioni ridotto non per causa di forza maggiore che prevedono il recupero del tempo di insegnamento non prestato a favore degli studenti?
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