Se l’insegnamento digitale privilegia la lezione frontale

La seconda ondata della pandemia sta costringendo 288.507 docenti statali delle scuole del primo e del secondo ciclo ad operare in remoto con i loro alunni costretti a casa. La situazione è aggiornata con l’estensione della DaD alla Toscana in zona rossa, alla Calabria e alla Basilicata che, come la Campania, hanno vietato la didattica in presenza in tutte le scuole. Rispetto alla primavera scorsa, quando la pandemia prese alla sprovvista migliaia di insegnanti (soprattutto del primo ciclo) non adeguatamente preparati all’insegnamento in digitale, oggi la loro condizione è indubbiamente migliorata.

Probabilmente la competenza digitale dovrà essere rafforzata ed essere utilizzata in modo aperto e flessibile, come hanno suggerito, in proposito, i commentatori europei a margine del nuovo report sugli indicatori chiave dell’istruzione.   

Nel paragrafo dedicato all’innovazione digitale nell’insegnamento, dall’eloquente titolo “Il limitato progresso dell’innovazione digitale nell’insegnamento è in parte legato all’età media avanzata e alle scarse competenze digitali del corpo docente”, si osserva che nel 2018 (prima della pandemia) il 68 % dei docenti ha riferito di aver partecipato, nel corso di quell’anno, a corsi di formazione continua sulle TIC per l’insegnamento, un netto aumento rispetto al 2013 (15 punti percentuali), e solo il 16,6 %, riteneva di averne forte necessità, un valore al di sotto della media UE-22 del 18 % (OCSE, 2019). Tuttavia – continua il commento – sebbene la percentuale di docenti che spesso o sempre consentono agli studenti di utilizzare le TIC per progetti e lavori in classe sia aumentata dal 30 % del 2013 al 46,6 % del 2018, solo il 35 % ha riferito di essersene servito per l’insegnamento nella maggior parte o nella totalità delle lezioni nel 2018, rispetto al 72 % in Finlandia e al 49 % in Portogallo.

Inoltre i docenti tendono a utilizzare le TIC principalmente per consultare fonti di informazione (33 %) e contenuti legati ai libri di testo (34 %), in linea con un modello di insegnamento frontale, mentre solo una minoranza usa risorse didattiche interattive, programmi pratici o giochi didattici.

La scarsa familiarità con le tecnologie digitali più innovative per l’insegnamento potrebbe riflettere la composizione per età del personale docente e la necessità di rafforzare la formazione continua sulle TIC per gli insegnanti più anziani”.