La scuola di Putin evoca precedenti inquietanti

Un approfondito e documentato articolo di Matteo Puglise, giornalista e collaboratore dell’ISPI (Istituto di Studi di Politica Internazionale), pubblicato sul periodico online Linkiesta (18 luglio 2024), offre una dettagliata informazione sulle più recenti misure di politica scolastica che sono state introdotte nella scuola russa, ispirate direttamente dal presidente Putin.

A partire dall’invasione dell’Ucraina del 2022 il tradizionale indottrinamento degli studenti coinvolge ormai anche i bambini. A partire dal settembre di quell’anno è stata infatti introdotta a scuola un’ora settimanale chiamata “conversazioni sulle cose importanti”, scrive Pugliese, “in cui vengono esaltati i valori tradizionali e l’ideologia russa in contrapposizione con l’Occidente, ritenuto decadente per i diritti civili, il femminismo e le libertà di espressione”.

I programmi scolastici dei ragazzi più grandi, già intrisi di nazionalismo, sono stati ulteriormente militarizzati con l’introduzione nel 2023 di un corso sull’uso del fucile Kalashnikov, mentre nei primi anni delle superiori e all’università vengono insegnati anche fondamenti di “guerra psicologica e informativa” con l’intervento di rappresentanti del regime che giustificano l’impiego della disinformazione presentandola come una legittima arma di destabilizzazione dell’Occidente.

Da settembre 2024, aggiunge Pugliese citando quanto pubblicato dal sito lettone Meduza, “entrerà in vigore un’ulteriore riforma dei curricula scolastici, che prevede un corso di ‘fondamenti di sicurezza e difesa della patria’, il cui programma prevede che dall’ultimo anno delle medie ai primi delle superiori avverrà un addestramento militare all’uso del fucile da cecchino Svd, del lanciagranate anticarro e di fucili mitragliatori. Il corso include anche una parte di dottrina militare sul significato della disciplina e del ruolo di comando. Tra i risultati che gli studenti dovranno raggiungere c’è quello di dimostrare di essere pronti a difendere la patria e di comprendere il senso di un giuramento militare”. 

Per dare spazio alle nuove materie introdotte e all’addestramento militare le centodue ore annuali di scienze sociali precedentemente previste per le superiori sono ora ridotte a trentaquattro. Tra le nuove materie ci sarà ‘Storia della nostra regione’, con lezioni sulla famiglia tradizionale, sulle minacce alla cultura e alla spiritualità russa e sul concetto di Russkij Mir (mondo russo, ma anche “pace russa”), una dottrina che assegna alla Russia una missione di affermazione internazionale (leggasi imperiale) dei “valori morali del popolo russo”. Una vera e propria “militarizzazione” del sistema scolastico russo che a noi europei occidentali non può non ricordare analoghe misure che furono assunte dai regimi nazifascisti. Quando si arriva alla militarizzazione dell’educazione c’è da preoccuparsi.

 

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