
Scuola & politica/2. AN a difesa della tradizione
Nel campo della politica scolastica non mancano i precedenti di notevoli dissensi tra le due componenti originarie del Pdl, Forza Italia e AN, con la Lega in posizione defilata.
Nel corso della legislatura 2001-2006, col ministro Moratti impegnata a dare seguito al programma di forte modernizzazione della scuola – quello delle 3 “i”: inglese, internet, impresa – con il quale il centro-destra si era presentato agli elettori, fu proprio AN a bloccare le proposte più dirompenti.
La prima, quella di ridurre la durata della scuola secondaria superiore a quattro anni, ipotesi avanzata alla fine del 2001 dal gruppo di lavoro presieduto da Giuseppe Bertagna, fu immediatamente e seccamente respinta da AN (cui si affiancò, in modo meno clamoroso, anche l’Udc). E fu sempre AN a chiedere spazio e visibilità, all’interno dell’area liceale prevista dalla riforma Moratti, per gli ex istituti tecnici, ribattezzati “licei vocazionali”, ricondotti in sostanza agli ordinamenti pre-riforma. In entrambi i casi l’intervento di AN era in sostanza finalizzato a dare continuità alla scuola tradizionale, al liceo (classico in particolare) di ascendenza gentiliana e agli istituti tecnici statali (industriali in particolare), da sottrarre al rischio di una loro attrazione nell’orbita regionale.
Anche sulla prima bozza di Indicazioni nazionali per il primo ciclo, circolata prima della pubblicazione del relativo decreto legislativo (n. 59 del febbraio 2004), AN espresse forti critiche chiedendo (e ottenendo), per esempio, più spazio per la grammatica italiana, l’ortografia, la morfologia, la sintassi, in neanche troppo sottintesa polemica con l’attenzione chiesta dalla Lega per le culture e le lingue locali.
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