Scuola & politica/1. Due linee nel Pdl

Il duro confronto in atto tra i cofondatori del Pdl, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, potrebbe avere ripercussioni anche sulla politica scolastica, soprattutto se si realizzasse l’ipotesi della formazione di nuovi gruppi parlamentari, alla Camera e al Senato, formati da “finiani” doc.

L’esito delle recenti elezioni regionali, che ha segnato una netta affermazione della Lega Nord, è stato diffusamente interpretato anche come un successo, all’interno della maggioranza, dell’asse Berlusconi-Tremonti-Bossi, non sufficientemente bilanciato dall’avvenuta conquista di due presidenze regionali, nel Lazio e in Calabria, da parte di due esponenti politici considerati vicini a Fini come Renata Polverini e Giuseppe Scopelliti.

L’impressione è che l’attuale presidente della Camera, già leader della componente AN del Pdl, abbia colto questa occasione per rimettere in discussione la linea politica del governo e del presidente del Consiglio, che considera troppo spostata verso le posizioni della Lega Nord su temi importanti come quelli dell’immigrazione, dei diritti civili e di una interpretazione del federalismo favorevole alle Regioni settentrionali e penalizzante per quelle centro-meridionali, dove AN raccoglieva i suoi maggiori consensi.

D’altra parte è proprio sul difficile equilibrio tra Lega e An che Silvio Berlusconi ha costruito i suoi successi elettorali, e incontrato le sue difficoltà, a partire dal 1994, anno di esordio della cosiddetta seconda Repubblica. Quando questo equilibrio è entrato in crisi – come nel 1996, quando la Lega rifiutò di coalizzarsi, presentandosi alle elezioni da sola – il centro-destra è stato sconfitto.