Scuola & politica: Renzi comincia dalle fondamenta (edili)

Matteo Renzi ha mantenuto la parola: la sua prima uscita esterna di rilievo, da neopresidente del Consiglio, è stata la visita a una scuola, la scuola media (o ‘secondaria di primo grado’, nella forma bureaucratically correct) “Coletti” di Treviso, realizzata il 26 febbraio, due giorni dopo il voto di fiducia in Parlamento.

E lì, alla presenza di 150 sindaci, ha detto che agli interventi per l’edilizia scolastica saranno destinati fondi con urgenza e priorità, “non meno di 4 miliardi, frutto dello sblocco del patto di stabilità interno”, come ha poi riassunto il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini intervenendo lo scorso venerdì alla puntata di ‘Baobab’ su Radio1. Il ministro ha fatto presente che i 150 sindaci incontrati da Renzi a Treviso “hanno affermato tutti di avere i soldi, ma di non poterli spendere, a causa del patto interno”.

Lo sblocco del patto di stabilità, a lungo richiesto dagli enti locali (soprattutto da quelli ‘virtuosi’), potrebbe dunque aprire una stagione di azioni concrete, di cantieri aperti – sempre che non intervengano ostacoli burocratici – già nei prossimi mesi, prima dell’inizio del nuovo anno scolastico. Una prospettiva che suscita l’interesse, oltre che dei Comuni e delle Province, anche delle imprese del settore edilizio, anche se per ora la somma effettivamente disponibile è di 150 milioni.

Lo ha specificato anche il riconfermato sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi: “I primi 150 milioni di euro ci sono, ma ne occorrono altri e ci stiamo lavorando. E’ importante lavorare sulla normativa: spesso e volentieri in questo paese si sono trovati i soldi ma non si poteva spenderli per colpa di una burocrazia immensa. L’esempio da seguire è quello emiliano post terremoto, dove i sindaci sono commissari, i soldi vanno direttamente dal ministero ai comuni e i comuni eseguono i lavori”.

Le dimensioni del problema sono state ricordate, tra gli altri (Legambiente, Anci, Upi, Ance), da Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei geologi. “Sono ben 27.920 gli edifici scolastici che ricadono in aree ad elevato rischio sismico, di cui 4.856 in Sicilia, 4.608 in Campania, 3.130 in Calabria (in questa regione sono in pratica tutte), 2.864 in Toscana, 2.521 nel Lazio”.

Certo, servirebbe avere non solo stime, ma dati certificati dall’anagrafe nazionale dell’edilizia scolastica, che però ancora non è stata completata. Anche questa sarebbe una priorità.