Scuola e politica/3. Politici e burocrati, un equilibrio difficile

La vicenda dell’espulsione della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov ha messo in luce, con qualche amplificazione dovuta al confronto-scontro politico in atto, la scarsa trasparenza del rapporto tra politici e burocrati, che neppure le riforme istituzionali e costituzionali introdotte alla fine degli anni novanta e all’inizio di questo secolo sono riuscite a intaccare.

Lo spoil system, almeno nella versione italiana, consente ai politici di cambiare (non sempre) i vertici dell’alta burocrazia, ma non le loro funzioni, e soprattutto il loro potere all’interno degli apparati amministrati.

Lo si è visto bene nel caso che ha coinvolto il ministro Alfano e alcuni degli alti burocrati del ministero degli affari interni da lui guidato, a prescindere da ogni altra valutazione sul merito della vicenda.

Quello del potere autoreferenziale della burocrazia nei vari ministeri era un problema ben noto nella prima Repubblica, e si manifestava soprattutto laddove, come nel caso del ministero dell’istruzione, università e ricerca (più volte diviso e riaggregato), i ministri duravano in carica per poco tempo, a differenza dei direttori generali.

I ministri passano, i direttori restano”, si diceva allora, con tutto il loro potere, esercitato in diversi campi, dal controllo top down dell’apparato periferico e dei concorsi ai comandi del personale, dalle operazioni sugli organici all’utilizzazione ‘mirata’ dei fondi per l’aggiornamento.