Scuola e politica/3. L’istruzione riparte. Piano

Per quanto l’equilibrio politico sia fragile e precario, quel tanto di ‘larghe intese’ che consente al governo Letta di continuare a navigare in acque procellose ha comunque consentito l’approvazione definitiva del decreto legge ‘L’istruzione riparte’ a larga maggioranza.

E’ significativo, da questo punto di vista, che molti emendamenti proposti da parlamentari della stessa maggioranza siano stati ritirati o trasformati in ordini del giorno, che com’è noto non sono vincolanti per il governo. Un segnale di rispetto per lo stesso.

Altrettanto significativa è stata la rinuncia, da parte del Pd e dello stesso ministro Carrozza, pur impegnata nella campagna precongressuale del Pd, a presentare il decreto come un successo esclusivo dei democratici ‘contro’ il Pdl.

In fondo si tratta del primo provvedimento, dopo anni di lesina, che alla scuola dà anziché togliere: dall’assunzione di 69.000 docenti alla formazione degli insegnanti, dai 100 milioni per il diritto allo studio universitario al rafforzamento del legame scuola-lavoro, alle misure di lotta alla dispersione, ai mutui trentennali e a tassi agevolati per l’edilizia scolastica, per arrivare ai fondi per il wireless in aula e al comodato d’uso di libri e strumenti digitali per la didattica.

Si tratta di azioni finalizzate a rendere più efficiente ed equo il funzionamento del sistema. Non siamo certo di fronte a svolte epocali, ma di scelte che vanno nella giusta direzione. E, cosa importante per la scuola, di scelte condivise.