Scuola e politica in Gran Bretagna: perde la sinistra-sinistra

Le elezioni svoltesi in Gran Bretagna lo scorso venerdì hanno segnato una netta sconfitta per i laburisti di Ed Miliband, quello dei due fratelli Miliband che aveva conquistato la guida del Labour sostenendo una linea di sinistra-sinistra anche in materia di politica scolastica e ripristinando un rapporto di stretta collaborazione e alleanza con i sindacati.

Il contrario di quanto aveva proposto il fratello David, sostenitore di una linea che per semplicità potremmo definire neo-blairiana, più attenta all’elettorato moderato, meno statalista e meno legata ai sindacati. Ma David, perso il congresso, uscì di scena, secondo il costume inglese – anzi britannico, perché condiviso in tutto il Regno Unito – che vede i perdenti dimettersi e farsi da parte. Come ora ha fatto Ed, aprendo la strada ad una probabile rivincita se non del fratello, della linea più centrista da lui sostenuta.

Tentare analogie con la situazione italiana sarebbe improprio perché troppo diverso è il contesto, a partire dal sistema elettorale uninominale, diversa la tradizione segnata dall’alternanza tra conservatori e laburisti – un bipolarismo che tende al bipartitismo -, diverso il rispetto delle regole del gioco, ma la dialettica interna al Partito democratico in Italia presenta similitudini con quella verificatasi nel Partito laburista inglese in Gran Bretagna.

Con la differenza che la sinistra del Pd, da Bersani a Fassina, che aveva vinto il congresso ma sostanzialmente perso le elezioni del 2013, è stata sostituita alla guida del Partito da Matteo Renzi su una linea che sempre semplificando possiamo definire neoblairiana, con novità evidenti anche nella politica scolastica, dalla sia pur cauta apertura ai privati alla maggiore autonomia delle scuole, all’organico funzionale, alla ‘chiamata’ dei docenti da parte delle scuole. Innovazioni che la sinistra del Pd osteggia facendo appello anche ai sindacati, a partire da quelli tradizionalmente più vicini.