Scuola e carcere, 18mila i detenuti-studenti nell’a.s. 2010-2011

Diciottomila detenuti-studenti nell’anno scolastico 2010-2011. Tra questi quasi 3mila hanno frequentato corsi di alfabetizzazione, di solito riservati agli stranieri, 3.800 la scuola elementare, 5mila le scuole medie e oltre 4mila il liceo. Più esiguo il numero degli iscritti ai corsi universitari (370 nel 2011), 51 dei quali di origine straniera.

È la fotografia, fornita dal Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, della popolazione carceraria che sceglie di seguire corsi scolastici e universitari: una strada complessa ma fondamentale nel percorso di riabilitazione e reinserimento dei detenuti, su cui il sistema penitenziario lavora da tempo con risultati in alcuni casi straordinari, come nel caso delle carceri del Lazio, dove il numero degli iscritti all’università ha avuto in sei anni una crescita record di oltre il 500%.

In base ai dati raccolti dai Provveditorati regionali e riportati sull’ultimo numero del periodico ‘Le due citta”, sono stati 16 i detenuti che si sono laureati nel 2011: 4 in Toscana, 3 in Lombardia, 2 nel Lazio e in Piemonte e Valle d’Aosta, uno in Basilicata, Emilia Romagna, Sicilia, Umbria e Veneto. Numeri che salgono di molto se si considera il livello di istruzione primaria, la scuola elementare: una classifica trasversale, che vede in testa la Sicilia, con 616 iscritti, seguita dalla Toscana con 606, il Lazio con 407, la Campania con 354, la Lombardia con 270, la Calabria con 219.

Due articoli dell’ordinamento penitenziario (legge 354/1975) riconoscono e il valore dell’istruzione in carcere e regolano le modalità con cui di deve svolgere. L’articolo 15 stabilisce che l’istruzione è un valore fondamentale come elemento di risocializzazione e l’articolo 19 prevede l’organizzazione all’interno degli istituti di corsi d’istruzione scolastica di ogni ordine e grado, quindi dalle elementari fino all’università.

Diversa la modalità di organizzazione dei corsi di studio. Per la scuola dell’obbligo, sono di competenza degli uffici periferici della Pubblica istruzione, sulla base di accordi tra il Miur e il ministero della Giustizia. I dirigenti scolastici regionali decidono il numero dei corsi e dove organizzarli, d’accordo con l’Amministrazione penitenziaria, che raccoglie le richieste che arrivano dai vari istituti. Per l’istruzione secondaria superiore è invece prevista l’apertura di vere e proprie succursali delle scuole scuole superiori all’interno degli istituti. Per gli studenti più bravi, è previsto, se sono in condizioni economiche disagiate, il rimborso delle tasse, dei contributi scolastici e dei libri di testo oppure, indipendentemente dalle loro possibilità, un premio di rendimento.

A chi si iscrive all’università sono poi assicurate anche condizioni logistiche particolari: per potersi concentrare sugli studi, è possibile che siano assegnati in camere e reparti adeguati e che abbiano a disposizione appositi locali comuni. Può anche essere loro consentito di tenere nella propria camera e negli altri locali libri, pubblicazioni e tutti gli strumenti didattici necessari. E in alcuni casi sono stati istituiti poli universitari aperti ai detenuti, attraverso convenzioni sottoscritte dall’Amministrazione penitenziaria con vari atenei.