Scrutini al buio in attesa della "luce" sui debiti

La settimana scorsa si sono rincorse voci contrapposte su possibili interventi legislativi o amministrativi che dovrebbero sciogliere il nodo della questione dei debiti scolastici; voci che sono andate dall’ipotesi di rinviare al 20 settembre l’inizio delle lezioni nelle scuole superiori a quella di ritardare la conclusione dell’attuale anno scolastico di una settimana.

In mezzo a questi estremi è passata anche la voce di confermare il quadro normativo esistente e di raccomandare alle scuole una opportuna clemenza verso gli studenti con debiti.

Le due ipotesi di ritardare o l’inizio delle lezioni (con la complicazione della competenza regionale in materia di calendario scolastico) oppure quello dell’anno scolastico guardano entrambe all’aspetto formale della vicenda (contenere i contraccolpi per possibili ricorsi e per ritardi di definizione degli organici dl personale) e confermerebbero, quindi, il severo dispositivo “ammazzadebiti” predisposto nei mesi scorsi.

Per contro, invece, l’ipotesi di un intervento morbido (valutare gli studenti per i loro livelli complessivi di preparazione, anziché per le singole materie con debito) va al cuore del problema cercando di ridurre gli effetti negativi sulle vacanze estive degli studenti e dei professori e sull’avvio del nuovo anno scolastico.

Si è creata quindi una situazione di comprensibile attesa, acuita dal fatto che domani dovrebbe pronunciarsi in materia anche il Consiglio di Stato, a seguito di un ricorso contro i provvedimenti dell’ex ministro Fioroni.

Ma la scuola non può attendere oltre, perché in moltissimi istituti sono già in corso gli scrutini finali e nella quasi totalità delle regioni italiane questa è l’ultima settimana di lezione.