Sciopero dirigenti scolastici 25 maggio, le iniziative di protesta. Piazze e strade gremite: ‘Perequazione retributiva effettiva!’

(Foto di Ottafat)

Presidi sul piede di guerra. Varie iniziative di protesta sono in programma per oggi, 25 maggio, indette dalle organizzazioni del settore. L’Anp, l’associazione nazionale presidi, che rappresenta più della metà dei 7.273 presidi italiani, ha organizzato due manifestazioni a Roma: una in piazza San Cosimato, a Trastevere. L’altra si svolgerà in contemporanea a Montecitorio, dove è previsto un incontro con una delegazione di parlamentari per spiegare le ragioni del malcontento.

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La rappresentanza che sta manifestando a Trastevere a fine mattina sarà ricevuta nella sede del Miur, dalla ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. “Protestiamo per tre ordini di ragioni – spiega il presidente dell’Anp, Giorgio Rembado -. In primo luogo la mancata perequazione retributiva con i restanti dirigenti pubblici, il nostro stipendio infatti è circa la metà di quello degli altri dirigenti. Inoltre, non vogliamo più essere destinatari di incombenze e responsabilità senza avere gli strumenti gestionali corrispondenti e correlati a quanto ci chiedono. Respingiamo gli incarichi esterni alla gestione diretta del proprio istituto, gli adempimenti burocratici, i monitoraggi che ci gravano inutilmente, sottraendo energie al perseguimento dei risultati scolastici”.

A Roma, in Piazza S. Cosimato, a due passi dal Ministero dell’istruzione, è gremita (si parla di circa 3mila persone), e migliaia di altri DS e cittadini sono collegati in streaming. A piazza Montecitorio sono presenti non i 100 DS previsti, bensì 300. Uno slogan continuo accompagnano gli interventi: “Basta, basta, perché non si ha più pazienza”.

Parla ancora Rembado: “Denigrarci e deriderci per diminuire la nostra funzione. A chi pensa che manifestiamo per la retribuzione diciamo: è vero. Ma soprattutto per la dignità. Diritto ad equa retribuzione: l’art. 36 della Costituzione tra lavoro e responsabilità è quotidianamente violato”.

“Si chiede retribuzione pari a quella degli altri dirigenti pubblici – continua il presidente dell’Anp -, anzi maggiore perché responsabilità, esposizione sociale e carichi di lavoro è maggiore. Non può essere la metà. Oggi in media il DS ha 150 dipendenti, 1000 famiglie. Quale altro dirigente può avere questi numeri? Nessuno. La retribuzione dei DS  è iniqua e vergognosa. Servono risorse aggiuntive che devono essere stanziate”.

Oltre l’Anp sono in agitazione altre sigle sindacali. Flc Cgil, Cisl scuola, Uil scuola e Snals hanno organizzato per oggi assemblee regionali in tutta Italia mentre l’Udir ha proclamato una giornata di sciopero.

“Siamo qui per esprimere tutti solidarietà alla nostra categoria – afferma Claudia Sabatano, Istituto comprensivo Perlasca e reggenza Giustiniana – e per dire che se i dirigenti dello Stato sono in cappellino, fischietto e bandiera deve pur voler dire qualcosa. Siamo assolutamente incapaci di proseguire il nostro incarico in queste condizioni e lo dobbiamo gridare con forza. Le autorità governative devono capirlo”. 

Ascolta le parole di Claudia Sabatano

Tra i tanti interventi sono stati scelti alcuni passaggi.

“La nostra parte l’abbiamo sempre fatta. Grazie a noi abbiamo assicurato che il sistema non collassasse. Vogliamo che sia riconosciuto il nostro impegno: basta dare senza ricevere quando su di noi gravano mille responsabilità”.

“Vogliamo poteri e segreterie adeguate. Vogliamo un numero adeguato di collaboratori per la vigilanza degli alunni.”

“Basta responsabilità senza poteri, basta vessazione da parte dei burocrati. Vere e proprie vessazioni inutili, ridondanti monitoraggi, statistiche che finiscono non si sa dove. Basta richieste di monitoraggi più e più volte da uffici pubblici che non si parlano tra loro. Basta con note del ministero con scadenze scadute o il giorno prima, circolari tardive e incomplete.”

“La scuola non può essere la patria della burocrazia, ma sede di risposte educative e formative degli studenti. Non di carte abbiamo bisogno; basta burocrazia, vogliamo autonomia.”

“Non cediamo alle lusinghe di cui è maestra l’amministrazione”.

“Siamo arrivati al punto di non ritorno: vogliamo avere rispetto.”

“Ingiustizia che non può essere tollerata più. Vogliamo la retribuzione per quello che valiamo e che facciamo. Perequazione retributiva effettiva!”