Sciopero del 25 marzo: un flop annunciato

Allo sciopero generale proclamato dall’Anief e dal Sisa per venerdì 25 marzo si era unito a sorpresa, pur con diverse motivazioni, anche la Flc-cgil.

La discesa in campo del secondo sindacato rappresentativo della scuola poteva far pensare ad una consistente adesione del personale scolastico, ma le motivazioni addotte (in particolare l’adesione all’appello di Fridays For Future Italia che denuncia la crisi climatica cui rischiamo di assistere inermi e proclama per il 25 lo sciopero globale per il clima) a molti erano sembrate più consone a giustificare una manifestazione di piazza che uno sciopero generale.

Anche le motivazioni dell’Anief (abolizione dell’obbligo vaccinale per il personale scolastico e superamento delle classi pollaio) non erano sembrate tanto forti da convincere docenti e ATA ad aderire in massa.

I dati provvisori del cruscotto degli scioperi presso la Funzione pubblica mostra in modo impietoso l’esito del flop annunciato.

Ha scioperato soltanto l’1,27% del personale scolastico in servizio quel giorno.

Dietro quella bassissima percentuale ci sono i dati macroscopici di chi, pur iscritto a quei sindacati, non ha condiviso la decisione ed è rimasto in servizio.

Hanno infatti scioperato in 10.635.

Ma gli iscritti con delega ai tre sindacati in sciopero, come documenta lo stesso cruscotto, sono ben 182.563 (dati ufficiali ARAN), di cui 141.425 della Flc-cgil, 41.125 dell’Anief e 14 del Sisa.

Se addirittura il confronto va oltre il numero degli iscritti e si riferisce ai voti ottenuti nelle elezioni per le RSU, il quadro che ne esce dimostra l’insuccesso di quello sciopero.

I tre sindacati avevano ottenuto complessivamente quasi 300mila voti, un risultato di consenso lontano anni luce dai meno di 11mila di adesione a questo sciopero: 241.351 voti a Flc-cgil, 55.252 all’Anief e 114 al Sisa.

Poiché non è immaginabile che nelle imminenti elezioni del rinnovo delle RSU i voti di consenso a quelle sigle sindacali possano venire a mancare, è evidente che l’insuccesso, nonostante l’allettamento del giorno scelto per favorire un lungo weel-end, sta nelle motivazioni addotte nella proclamazione dello sciopero e, soprattutto, sta nell’impiego dello sciopero come strumento di rivendicazione che la stragrande maggioranza della categoria dimostra sempre più di non gradire.

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