Santerini (Per l’Italia) a Tuttoscuola: Serve flessibilità

Parla la referente per l'istruzione del gruppo 'Per l'Italia', componente della VII° Commissione di Montecitorio

Onorevole Milena Santerini, partiamo dalla vicenda degli scatti. Sembra una telenovela infinita: saranno pagati sì o no gli scatti nel 2014?

“Io lo spero proprio, del resto noi come Popolari lo abbiamo chiesto fortemente,  e da subito, al governo”

Ai nostri microfoni, suscitando diverse polemiche, la sua collega Capua per Scelta Civica ha sostenuto che ‘i docenti italiani non sono poi pagati così poco”. E’ d’accordo?

“Guardi, questa volta la domanda la voglio fare io: ma come si fa a parlare di privilegi per gli insegnanti? Alcuni dati: intanto i rapporti Ocse ci dicono che su 23 Paesi noi siamo il 17° per retribuzione media dei docenti. Primo aspetto. Secondo aspetto: dal 2000 al 2013 siamo tra quelli che hanno aumentato meno le retribuzioni…Altro invece è il discorso del pensare insieme a come migliorare la scuola. Io credo che i professori siano veramente la categoria centrale per il cambiamento del Paese, ma a questa convinzione che sento dire da molti politici, non corrispondono poi provvedimenti concreti. Io penso realmente che lo sviluppo del Paese dipenda dalla qualità dell’insegnamento, e la scuola si basa spessissimo sull’abnegazione, il coraggio, la fedeltà di tantissimi docenti. Ecco partendo da qui, ovviamente con insegnanti pagati certamente di più e non di meno, bisogna cercare di riuscire ad agire per migliorare l’istruzione dal punto di vista organizzativo (AUDIO)”.

Tuttoscuola propone di agire sul lato della formazione. Recentemente in Gran Bretagna il Partito Laburista ha ipotizzato addirittura  il licenziamento dei docenti che non partecipano all’aggiornamento

“Io ho presentato un emendamento sulla formazione come punto fondamentale del rinnovamento della scuola. L’aggiornamento continuo, anche obbligatorio, è indispensabile. E non è vero che sarebbe un peso ulteriore sulle spalle dei docenti: chi va a insegnare lo fa per amore della cultura, e ama aggiornarsi, ama la formazione. Quindi, sarebbe un giudizio davvero improprio dire che all’insegnante non gli si può chiedere la formazione: anzi, gli si deve chiedere perché sicuramente è quello che il docente stesso desidera. Insegnare vuol dire studiare, coltivarsi, i professori hanno bisogno di leggere, di capire cosa succede, in tutti i campi, dalle scienze alle lingue. Quello che io chiedo insomma è una vera riqualificazione e il ritorno ad un aggiornamento continuo, per tutta la vita, che poi è il nodo della società del sapere. Allo stesso tempo cerchiamo di riconoscere ai docenti quello che gli è dovuto: penso per esempio all’organico funzionale, che non è mai stato attivato, penso alla richiesta di specializzazione, ci sono molti insegnati bravissimi esperti nei media, nell’integrazione, perché non li valorizziamo? Ecco, qui bisognerebbe pensare ad un sistema di crediti per chi ha questo tipo di bagaglio supplementare”.

Ma tutto arrivando fino al licenziamento come si parla in Inghilterra?

“No, questo mai, proprio perché  si tratta di un diritto/dovere, non è qualcosa che può portare ad un licenziamento. Certamente però bisogna tornare a mettere come cardine del sistema la richiesta ai docenti di progredire. E qui concordo quando Tuttoscuola sostiene che forse bisogna rivedere il tabù dell’avanzamento di carriera solo per anzianità: si avanza anche per merito. Mi vengono in mente tante proposte: per esempio quella della Fondazione Agnelli, quando dice che è il momento di stabilire la possibilità di scegliere orari diversi: c’è chi vuole lavorare 18 ore, chi di più. Si cominci a discutere senza tabù, in modo aperto alle vere esigenze scolastiche”

Quindi lei è favorevole alle 24 ore, come ipotizzato a suo tempo dall’ex ministro Profumo?

“No, io apro ad una scuola che ha modelli organizzativi più flessibili, in cui tutto possa essere messo in discussione, ovviamente con il concorso delle parti sociali, dei sindacati, degli insegnanti stessi. Ritengo insomma che quando c’è una chiusura ad un aumento dell’orario senza adeguati contrappesi ci sia una verità: tutto va preso in considerazione all’interno di un sistema dove i salari siano diversi, cioè si tenga conto del lavoro che si fa a casa, il sabato, la domenica, la sera… Questo non lo si può ignorare, a differenza di altre categorie tanto del lavoro vien fatto fuori dell’orario ufficiale. Discutiamo, senza preclusioni, e se si parla di orari si parli anche di retribuzioni (AUDIO)”.

Un’ultima battuta, come si combatte la dispersione?

“E’ proprio quello su cui incentrerò la mia attenzione nei prossimi mesi: come diceva Don Milani, il primo problema che la scuola dovrebbe avere è proprio quello di non perdere i ragazzi per strada. Non c’è una formula magica, però secondo me prima bisogna capire cosa attualmente funziona e replicarlo. Poi, bisogna cambiare l’approccio: la dispersione non è solo colpa della scuola, della famiglia oppure della società: è un mix di tutti questi elementi. E il Parlamento dovrebbe aprire la porta a soluzione legate al territorio, all’associazionismo, alle cooperative, agli educatori extrascolastici. Terzo, puntare sulla prevenzione: ad esempio sul monitoraggio delle assenze scolastiche, su cui occorre lavorare scientificamente. Sembra l’uovo di colombo ma se partissimo da qui forse avremmo già contribuito a risolvere il problema“