Ritorno a scuola in presenza: i problemi del primo giorno

Il primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale sembra essere stato tutt’altro che una passeggiata. A raccontarlo a diversi quotidiani locali sono stati gli stessi presidi. Le finestre da lasciare aperte con un clima gelido, le mascherine da tenere in classe e i test preventivi prima del rientro sui banchi si scontrano – spiegano i dirigenti – “con una realtà spesso ben diversa, dove molti docenti e alunni sono in quarantena o dove i dispositivi di sicurezza non sono sufficienti”.

Così si assiste a situazioni in cui le mascherine Ffp2 non sono ancora arrivate, per esempio, e dove molte scuole sono costrette a ricominciare l’anno con orari ridotti per via del personale scolastico in quarantena.

Migliaia di studenti delle superiori hanno poi scelto di protestare per chiedere la Dad almeno per due settimane. Accade in Sardegna, dove i ragazzi dichiarano: “Noi vogliamo andare a scuola, ma in sicurezza”.

Per ovviare al problema delle aule affollate una delle indicazioni è quella di tenere le finestre aperte il più possibile: “Ma dipende molto da prof a prof – racconta una studentessa del liceo Erasmo da Rotterdam di Sesto San Giovanni al Sole24Ore – e dal freddo che hanno in quel momento. Qui cerchiamo di misurarci la temperatura prima di andare a scuola, alcuni si fanno dei test, e ci disinfettiamo sempre le mani, ma le mascherine che ci danno assomigliano a dei panni per spolverare, sono grandi e cadono continuamente”.

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