Riorganizzazione Miur: “palazzo” immutato

Il Consiglio dei Ministri nella seduta del 31 gennaio 2014 ha dato l’ok al Regolamento di riorganizzazione del Miur in linea con gli obiettivi di razionalizzazione della spesa pubblica e di spending review. L’obiettivo di modernizzare il sistema di gestione del sistema scolastico, al centro e in periferia, di fatto non viene perseguito perché il provvedimento di riordino realizza una sostanziale conferma dell’attuale modello organizzativo che subisce variazioni solo rispetto al numero delle direzioni generali e relativi accorpamenti determinate dalla necessità di fare cassa.

E’ stata confermata la strutturazione per dipartimento, mentre la dotazione organica degli uffici dirigenziali generali viene ridotta a 27 unità, subendo una contrazione di 7 posti. Soppresse 3 direzioni generali presso l’amministrazione centrale, derubricati a uffici dirigenziali di livello non generale gli uffici scolastici regionale per il Molise, per l’Umbria, per il Friuli-Venezia Giulia e per la Basilicata.

Non comprensibile la ripartizione delle competenze della direzione generale degli affari internazionali che viene soppressa.

Il regolamento non tiene conto dei cambiamenti istituzionali introdotti dalla riforma del Titolo V per il settore istruzione, se non nell’articolo relativo all’Ufficio Scolastico Regionale, laddove espressamente è detto che “vigila sul rispetto delle norme generali sull’istruzione, dei principi generali e dei livelli essenziali delle prestazioni, sull’attuazione degli ordinamenti scolastici, sui livelli di efficacia dell’azione formativa e sull’osservanza degli standard programmati”. Quali? Quelli delle regioni, degli enti locali e delle scuole autonome, c’è da pensare. Non risulta, infatti, al momento che a livello centrale siano state determinate le norme generali sull’istruzione, i principi generali e i livelli essenziali delle prestazioni, né i relativi standard quali-quantitativi.