
Riorganizzazione Miur: opportunità per ridisegnare una nuova classe dirigente
Sono molte, spesso anche troppe, le cose che il ministro dell’istruzione Giannini annuncia nonostante il congelamento del progetto delle 36 ore di servizio e il prolungamento dell’orario di apertura delle istituzioni scolastiche che hanno messo in apprensione oltre mezzo milione di docenti. Le parole, gli equilibrismi tattici e semantici, le promesse futuribili “à la carte” stanno a zero, non bastano a far ripartire la scuola. Occorre in primo luogo che si dica come stanno le cose, che si parli dei molti errori che sono stati commessi e delle prospettive concrete. Certo che la verità è quasi sempre scomoda e difficile, ma per cambiare serve un cambio di paradigma, un salto culturale e non la cappa grigia ed asfissiante delle dichiarazioni.
Non potendo disporre di interventi miracolosi di cambiamento, il regolamento di organizzazione del Miur, pubblicato nella GU n.161 del 14 luglio 2014, può essere l’occasione per attivare una strategia di gestione amministrativa più coerente con il nuovo contesto di cambiamento. La scelta dei candidati, da collocare nelle posizioni di vertice del sistema amministrativo centrale e periferico del Miur dopo aver acquisito le candidature da presentarsi entro il prossimo 24 luglio, può costituire un tema di notevole rilevanza rispetto agli obiettivi di crescita della scuola, sottolineando con i fatti che si vuole un’Amministrazione competente, capace di decidere e di agire, che non può limitarsi a sottolineare carenze e ostacoli di leggi, regolamenti, pareri, circolari, ma è chiamata a indicare concretamente come possono essere applicate per superare le difficoltà e per raggiungere i risultati.
Il nodo centrale è trovare una linea di scelta capace di migliorare il numero delle menti illuminate, alcune delle quali (Pupazzoni, Miola), si sono dimesse recentemente dal servizio, che saranno chiamate alla costruzione di un ampio consenso delle diverse componenti coinvolte nell’erogazione del servizio d’istruzione. Responsabili politici ed amministrativi nel passato hanno spesso fatto ricorso a concessioni e compromessi con le forze sociali che non sono, però, serviti a costruire consenso intorno al disegno riformatore e soprattutto non hanno generato spinte di prospettiva per il futuro. L’idea che la comunità scolastica possa essere tenuta insieme anche con il ricorso a relazioni non fondate sulla condivisione del progetto politico “… va superata con una rinnovata cultura della politica e della classe dirigente” (Giuseppe De Rita, Un’èlite comprensibile, il Mulino, 4/2012) che induca a ragionare in modo strategico sul futuro, facendo oggi quanto occorre perché questo futuro ci sia.
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