Rinnovo RSU: le incognite che pesano sulle elezioni

Tra meno di tre mesi quasi un milione di docenti e personale ATA, di ruolo e supplenti annuali nelle scuole statali, andrà alle urne per il rinnovo delle RSU; rinnovo che arriva con un anno di ritardo, dopo il rinvio delle elezioni dell’anno scorso a causa dell’emergenza pandemica.

Le elezioni di quattro anni fa avevano fatto registrare due risultati significativi: la Cisl scuola aveva tolto il primato di sindacato più rappresentativo alla Flc-cgil, e l’Anief aveva raggiunto e superato il limite del 5% di rappresentatività, affiancando per la prima volta gli altri cinque sindacati rappresentativi.

Da allora sono passati quattro anni e, soprattutto nel corso del lungo periodo pandemico, la funzione del sindacato e il rapporto con la base degli iscritti sono stati messi a dura prova.

La divergenza di vedute nei rapporti con il ministero che ha portato alla proclamazione di sciopero del 10 dicembre non solo ha messo a nudo modalità differenziate per sostenere la categoria nelle misure di contrasto al Covid, ma ha fatto emergere uno scollamento notevole con la base, attestato da un 6,78% di adesione, nonostante la pressoché totale proclamazione dei sindacati (solo la Cisl scuola non in sciopero).

Il possibile ritorno necessario alla DAD vede su posizioni diverse il mondo sindacale, con qualcuno che forse cerca qualche facile consenso. Consenso che qualcuno cerca anche nel personale ostile all’obbligo vaccinale, offrendo il sostegno per impugnare gli atti che l’Amministrazione scolastica emanerà in applicazione della legge.

C’è infine un’ultima incognita che riguarda la consistenza e la natura dell’elettorato: in questi quattro anni con il turn over e i concorsi è entrato in servizio personale più giovane in sostituzione di quello più anziano. Un cambio generazionale che potrebbe condizionare l’esito elettorale? 

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