Rigivan Ganeshamoorthy incontra gli studenti dell’Istituto Mozart: ‘Sport e legami umani contro la solitudine tecnologica’
Rigivan Ganeshamoorthy, medaglia d’oro e recordman nel lancio del disco ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024, è stato accolto ieri dagli studenti dell’Istituto Comprensivo Wolfgang Amadeus Mozart di Castel Porziano. L’atleta romano, affetto dalla sindrome di Guillain-Barré e in sedia a rotelle dal 2019 a seguito di una lesione cervicale, ha condiviso con i ragazzi la sua storia di resilienza, passione per lo sport e capacità di superare le avversità.
Invitato dal preside Giovanni Cogliandro, Rigivan ha dialogato con gli studenti delle scuole medie, accompagnato dal suo coach Enrico Ruffini e dalla fidanzata Alice. In un incontro carico di emozione, l’atleta ha parlato non solo delle sue imprese sportive, ma soprattutto del potere dei legami umani nel sostenerlo nei momenti più difficili. “Ci sono giorni in cui il dolore fisico è insopportabile,” ha confessato, “ma l’affetto delle persone care mi dà la forza di andare avanti.” L’incontro ha offerto agli studenti una testimonianza diretta di come la forza interiore e il sostegno reciproco possano vincere le difficoltà, evidenziando anche l’importanza di modelli positivi in un contesto scolastico che, oggi, si trova a dover affrontare nuove sfide, tra cui quella della “solitudine tecnologica”.
Il ruolo della Scuola: costruttori di legami autentici
L’incontro con Rigivan è solo l’ultimo di una serie di iniziative organizzate dall’Istituto Mozart per promuovere i valori di solidarietà, affettività e cittadinanza. Il preside Cogliandro, da sempre attento a creare occasioni di crescita umana oltre che scolastica, ha sottolineato come la scuola non debba essere vista solo come un luogo di apprendimento nozionistico, ma come una vera e propria comunità educativa. “La scuola ha il compito di formare non solo menti, ma anche cuori. Siamo qui per aiutare i ragazzi a costruire legami affettivi autentici, in un mondo sempre più virtuale ma sempre più povero di relazioni vere,” ha dichiarato.
In un’epoca caratterizzata da un crescente isolamento digitale, la scuola è chiamata a svolgere un ruolo centrale nel creare spazi di socialità reale. La continua esposizione degli adolescenti ai social media, con l’ossessiva ricerca di like e approvazioni virtuali, sta generando una profonda solitudine emotiva. Secondo Cogliandro, “Il rapporto umano e l’empatia devono essere messi al centro della didattica. Gli studenti devono imparare a meravigliarsi non solo delle cose che studiano, ma anche delle persone con cui condividono questo percorso.”
Thaumazein: la meraviglia che ci salva dalla solitudine
Il termine greco thaumazein, che i filosofi antichi come Platone e Aristotele utilizzavano per descrivere lo stupore di fronte alla conoscenza, diventa oggi una chiave di lettura per interpretare il ruolo della scuola. La vera meraviglia, sottolinea il preside Cogliandro, non si limita alla scoperta di concetti astratti, ma riguarda soprattutto la capacità di stupirsi di fronte ai legami umani che si creano in aula. Gli studenti dell’Istituto Mozart, attraverso l’esempio di Rigivan, hanno avuto l’opportunità di toccare con mano il significato profondo di questa meraviglia: la scoperta di affetti autentici, amicizie che nascono tra i banchi di scuola, e rapporti di fiducia con i docenti.
In questo contesto, l’educazione non è solo un processo di trasmissione di conoscenze, ma un’esperienza di vita comunitaria, un percorso di crescita personale e collettiva. La scuola, infatti, può rappresentare un potente antidoto alla disgregazione sociale e all’isolamento generato dalle tecnologie. “Essere scuola oggi significa essere costruttori di socialità,” afferma Cogliandro. “Dobbiamo insegnare ai ragazzi a interagire, a rispettarsi, a sentirsi parte di una comunità. Solo così possiamo combattere la solitudine che, paradossalmente, aumenta in un mondo sempre più connesso digitalmente ma emotivamente sradicato.”
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