Riformisti e sinistra radicale: verso la resa dei conti?

La linea pragmatica ed efficientista, sostenuta da notevole tempismo operativo, mantenuta in questo primo anno di governo dal tandem ministeriale Fioroni-Bastico, non è stata finora ostacolata in modo significativo dalle componenti dell’area diessina più critiche verso l’operazione Partito Democratico, particolarmente forti nel sindacato Flc-Cgil, dove hanno anzi la maggioranza insieme alle componenti più vicine alla cosiddetta sinistra radicale.
E’ probabile tuttavia che le ricadute politiche dell’operazione PD, che hanno già provocato l’uscita dai DS della componente che fa capo al ministro dell’università Mussi, si riverberino anche sul più complessivo processo di riassestamento della sinistra ostile al costituendo nuovo partito, che va dai due partiti comunisti ai Verdi, e per alcuni aspetti (laicità, primato della scuola pubblica) coinvolge anche l’area socialista riaggregatasi attorno allo SDI.
In tale prospettiva il confronto sulla politica scolastica all’interno della coalizione di governo potrebbe assumere nei prossimi mesi un significativo rilievo politico e parlamentare. E si tratterà, se e quando il processo in corso giungerà a maturazione, di un confronto esplicito tra due concezioni della sinistra, quella riformista e quella massimalista, un confronto peraltro non nuovo nella storia italiana ed europea.
Nella sua relazione al congresso il segretario dei DS Fassino ha molto insistito sul tasto del merito individuale, da riconoscere e premiare nelle pubbliche amministrazioni. E toni non dissimili si sono ascoltati anche nella relazione Rutelli e nel congresso della Margherita. Se applicata con coerenza anche nel settore della scuola, questa impostazione appare destinata a scontrarsi prima o poi con il garantismo egualitario della sinistra vetero e neomassimalista, e con il conservatorismo di buona parte del sindacalismo scolastico.