Riforma PA/1: il Quirinale tira le orecchie al Governo?

La Pubblica Amministrazione è entrata nel mirino di Renzi fin dal primo giorno di governo, convinto che il rilancio del Paese passa attraverso la semplificazione dei passaggi, delle procedure e dell’ordinamento normativo della macchina burocratica ed amministrativa.  Il decreto legge e il disegno di legge di riforma della pubblica amministrazione, approvati dal Consiglio dei Ministri lo scorso 13 giugno, sono, però, ancora in attesa del “visto” del Quirinale che certamente non è indifferente alle prove di “rottamazione” che, tra l’altro,  investono apparati delicati come la magistratura, i vertici militari, i dipendenti pubblici. Siamo di fronte ad un intervento non meno ambizioso di quelli precedenti che vanno dal decreto legislativo 29/93, di avvio della privatizzazione del rapporto di pubblico impiego, alle diverse leggi Bassanini 59/97, 127/97, 191/ 98, 50/99, con annessi decreti legislativi attuativi, dalla riforma del Titolo V, alla riforma Brunetta 150/09.

Una riforma dell’amministrazione che, tuttavia, non sembra mai giungere al risultato, se è vero che  si sente il bisogno urgente di mettere le mani intorno ai colletti bianchi, alla riduzione degli uffici destinati ad attività strumentali, al riconoscimento del carattere pubblico alle scuole paritarie, alle università non statali, alla riduzione degli uffici di prefettura e delle articolazioni territoriali dei ministeri, compreso il Miur.

Un’operazione delicata che rischia però di incagliarsi per le prese di posizione delle organizzazioni sindacali e per la protesta di magistrati che resistono all’azione di governo, mescolando principi altisonanti, tipo attentato alla all’integrità della magistratura, con questioni più prosaiche di trattamento sindacale.

Le organizzazioni sindacali toccate nel vivo dal taglio dei permessi e dei distacchi sindacali non condividono  le proposte del Governo. CGIL e UIL si sono subito dichiarate deluse dal provvedimento, che, a detta delle due sigle sindacali, “attacca i lavoratori”. La CISL è contraria ad un’azione di protesta per il taglio delle prerogative sindacali, contro il quale metterà in campo, dice Bonanni,  una protesta “gandhiana”.