Riforma. Il non ritorno dell’istruzione tecnica

Anche l’istruzione tecnica, nelle intenzioni e nelle aspettative di chi ha molto lavorato per il suo rilancio negli ultimi anni, avrebbe aspirato a recuperare il ruolo e l’immagine che ne aveva fatto  negli anni del dopoguerra, della ricostruzione e del boom economico italiano, una concreta, credibile alternativa all’istruzione liceale.

In questa direzione si è mossa soprattutto Confindustria, che anche ai tempi della temuta licealizzazione dell’istruzione tecnica prevista dalla morattiana legge n. 53/2003 fece di tutto per salvaguardarne le caratteristiche distintive, riuscendo ad ottenere il sostanziale ripristino dei principali indirizzi tecnici sotto l’insegna dei ‘licei vocazionali’: un vero e proprio ossimoro curricolare, come Tuttoscuola non mancò a suo tempo di rilevare, essendo la dimensione vocazionale (cioè professionale) in perfetta contraddizione con quella liceale.

Negli ultimi quattro anni, in continuità di intenti tra il governo di centro-sinistra (Prodi-Fioroni) e quello di centro-destra (Berlusconi-Gelmini), e con un ancora più deciso sostegno dell’associazione degli imprenditori, si è giocata la carta della riattivazione dell’istruzione tecnica in tutte le sue principali filiere (soprattutto quelle industriali) in completa, e perfino orgogliosa autonomia rispetto all’istruzione liceale, e con una secca distinzione da quella professionale, confinata al ruolo di parente povera.

L’operazione, malgrado lo sforzo anche sul piano della comunicazione, non ha avuto per ora successo, come mostrerebbe l’andamento delle iscrizioni, che ha penalizzato gli istituti tecnici e assai meno i professionali. Malgrado le buone pratiche e la riconosciuta eccellenza di alcuni istituti, come si è visto in occasione del convegno nazionale Rete Qualità e Istruzione tecnica (Ischia, 27-28 settembre 2010), l’istruzione tecnica evidentemente non convince, forse perché continua ad avere un’identità incerta: non è (più) terminale, ma non è neanche propedeutica all’istruzione superiore, dà un diploma ma non dà qualifiche (a differenza degli istituti professionali), e continua a non avere un chiaro, esplicito, organico, stabile sistema di istruzione tecnica superiore in uscita per i propri diplomati, tali non essendo, per la loro fragilità istituzionale, gli IFTS e finora neanche i più recenti ITS.