
Riforma della condotta, Barbacci (Cisl Scuola): ‘Le sanzioni non bastano’

Riforma sulla condotta, valutazione e ritorno dei giudizi sintetici alla primaria, digitale, Intelligenza Artificiale e nuove tecnologie: la scuola sta vivendo un periodo di forti cambiamenti. Cosa accadrà? Quali rischi e prospettive? Ne abbiamo parlato con Ivana Barbacci, segretaria Cisl Scuola, nel numero di novembre di Tuttoscuola.
La riforma sulla condotta degli studenti è legge: si torna a bocciare? aumenterà la credibilità dell’istituzione “scuola” e l’autorevolezza del personale? cosa cambia realmente per gli studenti? Le nuove norme permetteranno ai dirigenti e docenti di gestire con maggiore facilità e positività i casi di indisciplina e di aggressività che si registrano nelle scuole di ogni grado?
«Che ci sia un preoccupante riproporsi di comportamenti spesso fuori controllo, o incompatibili col buon andamento dell’attività scolastica, da parte degli alunni, è fuori discussione, problema che diventa particolarmente grave quando vi è connivenza da parte delle famiglie. Che basti inasprire le sanzioni per contenere il fenomeno è un’illusione, una scorciatoia che spesso viene imboccata perché di facile presa, ma di scarsissima efficacia. Non esistono soluzioni facili a problemi complessi, e quello della disciplina in classe lo è certamente: rientra in un’emergenza educativa che va oltre la scuola, chiamando in causa il rapporto tra la scuola e la comunità con cui interagisce».
La scuola intanto è chiamata a “pensare digitale”. Qual è l’opinione prevalente tra i docenti nel valutare opportunità, prospettive e rischi dell’intelligenza artificiale nei contesti educativi?
«Credo vi sia la consapevolezza di dover essere in linea con l’evoluzione di tecnologie che influenzano e condizionano apprendimento, comunicazione, linguaggi. Non per adeguarsi passivamente, al contrario per governare gli strumenti e non esserne governati. Un grande obiettivo educativo che la scuola non può non fare proprio, dovendolo anzi considerare una priorità. La pandemia, con la necessità di ricorrere alla DAD, ha messo in evidenza ritardi che sono stati in gran parte recuperati, in termini di conoscenze, competenze o anche solo dimestichezza dei docenti su ciò che per brevità definisco “il digitale”. L’IAè una sfida ancora più impegnativa, su cui la scuola non può essere lasciata al fai da te: serve un robusto investimento, di risorse e competenze, per l’aggiornamento e la formazione del personale».
L’IA può dare un apporto positivo per il miglioramento del livello qualitativo degli esiti formativi dei giovani?
«Come per tutti gli strumenti, si tratta di farne buon uso. Compito della scuola non può essere quello di esorcizzare le novità, ma di farne (e insegnare a farne) un buon uso».
Quale il ruolo della contrattazione nello scenario associato all’introduzione delle nuove tecnologie?
«Tutto ciò che ha un impatto sullo svolgimento di un’attività lavorativa dev’essere oggetto di contrattazione. Un esempio concreto: l’ultimo CCNL ha previsto la possibilità di svolgere a distanza alcune attività, come quelle collegiali. Tra le richieste fatte al Ministro nell’incontro dell’8 ottobre c’è anche quella di avviare il confronto sui criteri in base ai quali disciplinare lo svolgimento da remoto di attività rientranti nell’orario di lavoro».
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