Rientro in classe in presenza, sindacati e studenti preoccupati: ‘Tutte le difficoltà ricadranno sulle scuole’

Persistono molti dubbi sulla reale efficacia delle misure del Governo al contrasto della pandemia da Covid 19 in materia di gestione scolastica. L’avevamo già detto l’estate scorsa: sarebbe stato fondamentale non farsi cogliere impreparati da nuove varianti e non eliminare quindi misure precauzionali a partire dal distanziamento e dallo sdoppiamento delle classi”. E’ quanto dichiarano la vicesegretaria generale della CGIL, Gianna Fracassi e il segretario generale della FLC CGIL, Francesco Sinopoli. Critici sulle nuove misure per la gestione dei contagi a scuola anche gli altri sindacati. Per la Uil Scuola sarebbe infatti “sbagliato discriminare tra gli studenti vaccinati e non“. “Adesso è passato il principio per cui gli alunni di medie e superiori non vaccinati resteranno a casa da un certo numero di contagi in su. Non è una misura che mi piace, si poteva introdurre con gradualità, per esempio cominciare così dal primo febbraio, dando a tutti il tempo per vaccinarsi: per questo nel frattempo avevamo proposto la Dad“, ha invece dichiarato a SkyTg24 Antonello Giannelli, presidente dell’Anp. Critici verso le scelte del Governo anche gli studenti. E mentre il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, prova a motivare la scelta della nuove misure per la gestione dei contagi, il Sottosegretario all’Iatruzione, Rossano Sasso, appoggia le scelte dell’Esecutivo.

Per Fracassi e Sinopoli “l’aggravarsi della situazione rischia di rendere inefficace la sorveglianza con testing nella scuola primaria, tra l’altro previsto già dalla scorsa estate e mai attuato. Per la scuola secondaria, l’autosorveglianza fino a due casi di positività, con la differenziazione del trattamento tra alunni vaccinati e non vaccinati, oltre a non essere accettabile, non è neppure praticabile in quanto le scuole non sono in possesso del dato relativo agli alunni vaccinati, e inoltre renderebbe ancora più complessa la gestione della didattica”. “Non si comprende – affermano la vicesegretaria generale della CGIL e il segretario generale della FLC CGIL –  la scelta che differenzia in base al numero dei contagiati l’eventuale accesso alla didattica digitale a distanza. La domanda è semplice: quale è la base scientifica che indica di aspettare due o tre contagiati prima di intervenire per tutelare gli altri alunni e il personale?”. Secondo i due dirigenti sindacali “Rischiamo di trovarci, ancora una volta, in una situazione in cui tutte le difficoltà di gestione dell’aumento dei contagi ricadranno sulle scuole. Tutto questo a causa di scelte mancate in termini di organico aggiuntivo, spazi, strutture adeguate e per l’insufficienza del personale che possa far carico tempestivamente dei tracciamenti”.

È sbagliato discriminare tra gli studenti vaccinati e non. Abbiamo sempre chiesto valutazioni su dati certi – afferma anche il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi quei dati relativi al contagio nelle scuole e agli effetti della pandemia, che da due anni ancora non si conoscono. Sappiamo solo da ciò che arriva dalle scuole, dalle situazioni reali, un vero e proprio grido di dolore in merito alle misure varate dal Governo per il rientro in classe. Siamo in una situazione di grande difficoltà ed incertezza e queste nuove norme non aiutano certo a programmare e organizzare il lavoro e dare certezze a famiglie e studenti“.

Ho lanciato proposta di dare la possibilità alle famiglie di mettersi in paro con le vaccinazioni ai ragazzi, con 2-3 settimane di Dad“, ha detto poi il presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) Antonello Giannelli. “La seconda è di garantire le mascherine Ffp2 a tutti e la terza di effettuare, fino al primo febbraio, una massiccia campagna di testing per verificare se il sistema riesce a praticare i tamponi: ho il sospetto che la tempistica dei test e del tracciamento non sia migliorata rispetto al passato e c’è il rischio che la scuola abbia notizia dei risultati dei tamponi effettuati solo diversi giorni dopo“.

Preoccupazione per il rientro a scuola del prossimo 10 gennaio anche da parte della Rete degli studenti medi: “Ci saremmo aspettati una maggiore velocità e attenzione da parte di governo e ministero in queste settimane. Abbiamo visto, invece, solo uno scarico di responsabilità verso le Regioni che in autonomia stanno decidendo di rimandare di qualche giorno il rientro“. 

Intanto il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, prova a spiegare la motivazione che ha spinto il Governo a varare le nuove misure per la gestione dei casi covid a scuola. In particolare, sulla distinzione fra studenti non vaccinati e vaccinati Bianchi ha dichiarato: “C’è differenza perché non hanno tutti la stessa protezione. Quelli piccolissimi, da 0-6, non c’è vaccino. Quelli della fascia 5-11 anni, visto che è appena partita la campagna e al momento hanno raggiunto l’11% di vaccinazione. I ragazzi più grandi sono molto più avanti e sappiamo che quasi l’84% ha ricevuto la prima dose e il 75% la seconda. Quindi per i bambini piccoli, abbiamo pensato fosse necessario, con un secondo caso di positività in classe, di metterli al sicuro in quarantena”.

A ribadire la posizione dell’esecutivo è anche il sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso.Il governo – ha spiegato in un’intervista a Repubblica – ha sempre detto che avrebbe garantito la didattica in aula, e io sono d’accordo. Le autorità sanitarie e scientifiche ci consegnano un quadro di vaccinati alti tra i docenti e gli studenti sopra i dodici anni e di alunni con il Covid a meno dell’1%“. Per il sottosegretario “il problema è che il milione di docenti italiani non è tutto pronto per questa nuova didattica, non è stato formato per trasmettere il sapere in via digitale. La Didattica a distanza, poi, per i ragazzi disabili è solo un male. E segnalo che i reparti di neuropsichiatria infantile si stanno riempiendo. La tossicità digitale tra i ragazzi – conclude Sasso – è in crescita, non possiamo riaffidarci a questa Dad“.

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