Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Ricomincia la scuola anche per Giulia

Pubblichiamo volentieri la riflessione inviataci da un genitore.

“Ho appena lasciato Giulia all’ingresso della scuola per il suo primo giorno di lezione e condivido alcune considerazioni sull’itinerario di una ragazzina con sindrome di Down arrivata ora in seconda media.

Premetto che non parlerò della situazione degli alunni con sindrome di Down in generale e delle carenze del sistema scolastico, ma partirò dall’esperienza di e con mia figlia che sarà sicuramente diversa da altre.

Fino ad oggi la nostra esperienza è stata positiva, certamente molto è dipeso dalla qualità delle varie figure che Giulia ha incontrato. La maestra principale delle elementari è stata bravissima. Tra le altre cose, ha portato la classe (Giulia compresa) fin dalla primo anno ai campi scuola con pernottamenti fuori casa, esperienza ovviamente molto importante.

Non solo, ma ha curato con grande impegno l’inserimento nella classe di Giulia. In un paio di occasioni, in concomitanza di sue assenze, ha parlato alla classe spiegando cos’è la sindrome di Down e quale comportamento tenere con lei (iniziativa che consiglio vivamente). I suoi compagni in seguito, non solo hanno smesso di chiedere a noi genitori “Giulia quando guarisce?”, ma hanno saputo comportarsi con autenticità, dicendole anche quando si comportava male, come avrebbero fatto con qualunque altro compagno. Questo ha permesso a Giulia di avere delle amichette che hanno frequentato casa nostra per tutti e cinque gli anni, di giorno e di notte (pigiama party). Inoltre spontaneamente “davano un occhio” a Giulia soprattutto durante la ricreazione e più di una volta hanno segnalato alla maestra il comportamento di bambini di altre classi a volte problematico verso Giulia.

Il passaggio alla scuola media presenta alcune criticità; le amichette crescono più in fretta, la differenza con Giulia  – fisica e non solo –  si nota sempre di più. Sappiamo che ci aspetta un periodo complicato soprattutto in relazione alla sua complessa accettazione del limite oggettivo, alle relazioni con le coetanee che diverranno progressivamente più rade. A livello scolastico le materie si complicano e la distanza anche sul piano didattico con gli altri risulta sempre più evidente.

Per la nostra esperienza in questa fase è molto importante un collegamento molto stretto e continuo tra famiglia e docenti del consiglio di classe. È molto importante procedere in maniera coordinata per trovare una misura ad esempio sui compiti a casa (scegliendo insieme quali e quanti farne), sugli strumenti compensativi da utilizzare a casa e in sede di verifiche, sulla programmazione delle interrogazioni. A questo proposito credo sia necessario adottare delle misure anche pratiche che vadano in questa direzione, come ad esempio prevedere la partecipazione al GLH di tutti i docenti e non solo come spesso avviene soltanto del coordinatore e del sostegno (fissando la riunione ad esempio il pomeriggio per non avere problemi con la sostituzione dei docenti e avere più tempo).

Il mio augurio è che si affermi sempre di più la consapevolezza che la presenza di una persona con disabilità in una classe non è un peso o soltanto un problema organizzativo in più, ma può rappresentare per i compagni un’ottima “palestra” per imparare da subito come vivere insieme alle diversità di condizione. Concludo riportando un sms inviato da un compagno di classe (5^ elementare) di Giulia una volta che lei non era potuta andare ad un appuntamento comune: “Giulia ci manchi, quando tu non ci sei la classe non è la stessa”.

P.s. Un quadro completo dell’esperienza di Giulia  si trova sul libro scritto da mia moglie, Isabella Piersanti, “Da piccola ero Down”, ed. Il Prato”

Francesco Giovannelli – francescogiovannelli@gmail.com –

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