Renzi: il futuro della scuola con nuovi valori e regole

La scuola che cambia, cambia l’Italia! Coloro che sono accorsi, da tutta Italia, all’evento del 22 febbraio promosso dal PD hanno probabilmente partecipato in precedenza alla consultazione per ‘La Buona Scuola” inviando i loro suggerimenti, i loro contributi. Si aspettavano un’anticipazione sul contenuto del decreto, anche per vedere quanto delle loro istanze fosse stato accolto. Ma soprattutto sono stati richiamati dalla parola ‘cambia’. Perché se non c’è più spazio per la ‘speranza’, ciò che non può più essere tradita è l’istanza di cambiamento. Si sono susseguite le testimonianze di una buona scuola che c’è ed ha resistito ai venti contrari di tanta cattiva politica, strenuamente ed eroicamente “sperando”… ma ora non ne può più!

Tanti i territori che sono un tessuto unitario e attivo, all’avanguardia, in sinergia di enti locali e scuole, come il Comune di Prato, le associazioni della scuola dell’infanzia, le reti per la cultura civica e per la legalità che hanno denunciato l’invarianza della situazione dopo 35 anni di interventi nelle scuole. Devono cambiare le politiche, la governance e… le persone. Cambiare, cambiare testa e cambiare cultura… “Speriamo sia la volta buona” ha detto Luigi Berlinguer, intervenuto seppur febbricitante “perché ci tenevo”. E’ stato il più applaudito!

Immissioni in ruolo, scatti di anzianità, scuola digitale, alternanza scuola-lavoro, formazione in servizio, edilizia scolastica le principali novità alle quali hanno fatto riferimento il premier Renzi ed il ministro Giannini. I politici una cosa hanno detto, tutti, da Renzi alla Giannini, da Faraone alla Puglisi: restituiamo valore all’autonomia scolastica, diamo più risorse, eliminiamo gli impedimenti, le mille circolari, i vincoli burocratici perché la scuola possa ‘essere rivoluzionata’ possa aderire alle esigenze del tempo, del nuovo millennio. Il tutto dovrebbe prendere corpo nel Consiglio dei ministri del 27 febbraio, che dovrebbe varare i provvedimenti attuativi.

La scuola deve sapersi rinnovare – ha concluso Renzi – ed essere all’altezza della responsabilità di preparare cittadini socialmente responsabili e capaci di vivere nel loro tempo. Un obiettivo ambizioso, complesso, che richiede innanzitutto la capacità di infondere nei nostri giovani l’attitudine a lasciarsi trasformare dal cambiamento, restandone artefici, attori consapevoli in una dialettica aperta e critica. Questa è la grande sfida che la scuola ha di fronte.

Ma se i politici dicono di ‘starci’… ci stanno i dirigenti, i docenti, i giovani, gli studenti, le organizzazioni sindacali, sociali, professionali ed in particolare la dirigenza del MIUR?